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VICENZA - Fu legittima la liquidazione coatta amministrativa della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, così come la loro successiva cessione a Intesa Sanpaolo per un euro. Quanto meno rispetto alle doglianze di un ex azionista toscano, che aveva avviato una causa davanti al Tribunale di Firenze, il quale a sua volta ha promosso un giudizio di costituzionalità. Con la sentenza depositata ieri, la Consulta dichiara però inammissibili tutte le questioni sollevate.
LA VICENDA
Sotto la lente era finito il decreto del 2017 con cui il governo Gentiloni aveva preso atto della grave crisi in cui erano piombati i due istituti di credito.
IL VERDETTO
Davanti alla Corte Costituzionale, la difesa di Intesa Sanpaolo ha fatto però presente che era stata la stessa Commissione europea a precisare che «dovesse trovare applicazione nella vicenda il principio del burden sharing (condivisione degli oneri, ndr.) degli azionisti e dei creditori subordinati». Ma alla fine la Consulta, pur riconoscendo che l'intervento normativo ha avuto «gravi ripercussioni di rilievo sociale ed economico per persone, famiglie e imprese», reputa inammissibili i rilievi «per assoluta mancanza di motivazione quanto alla rilevanza e alla non manifesta infondatezza». Intanto per oggi è atteso un altro verdetto sul crac di Bpvi, quello relativo alla posizione dell'ex ad Samuele Sorato.
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Il Gazzettino