Vedelago. Botte alla mamma. Testimonianza choc del figlioletto di 6 anni: padre cacciato di casa

Vedelago. Botte alla mamma. Testimonianza choc del figlioletto di 6 anni: padre cacciato di casa
VEDELAGO (TREVISO) - Picchiata quando era incinta, presa a pugni e calci davanti ai bimbi piccoli, pestata per farsi dare soldi da andare a sperperare nelle macchinette:...

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VEDELAGO (TREVISO) - Picchiata quando era incinta, presa a pugni e calci davanti ai bimbi piccoli, pestata per farsi dare soldi da andare a sperperare nelle macchinette: cacciato di casa il marito violento e aguzzino. A deciderlo, anche grazie alla testimonianza del figlioletto di 6 anni che ha assistito alle violenze, il giudice Piera De Stefani, che ha trovato convincenti le accuse mosse dal pm Massimo Zampicinini e gli elementi di prova raccolti dai carabinieri di Vedelago. A finire nei guai un operaio kosovaro 32enne, da anni residente nella Castellana. Ora l'uomo, assistito dall'avvocato Paolo Miotti, andrà a vivere dal fratello e che è anche il suo datore di lavoro. 

 
TESTIMONIANZA CHOC
Tra gli elementi portati alla luce dai carabinieri, oltre al medico di base della moglie, la testimonianza della maestra del primogenito, di appena 6 anni, della coppia. In più occasioni, ha riferito l'insegnante ai militari del maresciallo Francesco Bianco, «il bimbo mi chiedeva di lasciarlo andare a casa perché doveva proteggere la mamma che veniva sistematicamente picchiata dal papà». Già nel 2011, da quanto emerge dalle indagini, il 32enne avrebbe iniziato a picchiare la moglie, spesso davanti ai figli per farsi dare soldi. Fu lo stesso fratello che, non capendo come il 32enne non avesse mai soldi in tasca, ingaggiò un investigatore privato, scoprendo dove finiva la busta paga. Tutti le banconote finivano nelle macchinette dei videopoker. E quando non aveva più soldi, per procurarseli roso dal demone del gioco d'azzardo, il 32enne prendeva a sberle la moglie, anche quando era incinta. Pretendeva inoltre continui rapporti sessuali, anche quando la moglie lo respingeva, perché voleva altri figli. Roso dalla gelosia la spiava, attraverso una app che le aveva installato nel cellulare, ma poi la insultava, tenendola in uno stato di prostrazione psicologica. 

LE MINACCE

Nei momenti di maggiore necessità economica, in preda alle febbre del gioco, le chiedeva di prostituirsi. In particolare una sera, passando lungo una circonvallazione, le avrebbe detto che le donne che vedeva in strada guadagnavano molto e che lei avrebbe potuto farlo: «Non preoccuparti per i bimbi, li guardo io». Oltre a pugni e schiaffi, con cadenza settimanale, in un'occasione il 32enne avrebbe afferrato la compagna per il collo, cercando di strangolarla e in un'altra l'avrebbe colpita con un pugno al collo e il viso. Per avere di che sfamare figli la donna nascondeva i soldi. Il 32enne a quel punto la pestava per farseli dare e andare a giocare d'azzardo. La moglie aveva più volte minacciato di andare a fare denuncia, ma veniva fermata dalla minaccia del marito: «Ti faccio tornare in Kosovo e di porto via i figli». Un calvario di otto anni fino alla denuncia. Ora è rifugiata, con i figli, nel Centro antiviolenza Antares. 
Roberto Ortolan Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino