Isolato a Padova il primo caso italiano di variante iraniana

Isolato a Padova il primo caso italiano di variante iraniana
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VENEZIA In piedi, in silenzio. Le telecamere che riprendono il governatore del Veneto Luca Zaia a capo chino. E poi l'assessore Manuela Lanzarin, il direttore della Sanità Luciano Flor, la responsabile della Prevenzione Francesca Russo, tutti alzati a onorare i 10.039 veneti di cui solo i parenti e gli amici e i conoscenti ricordano i nomi, ma sono veneti che in questi tredici mesi si sono ammalati di Covid e hanno perso la vita, per la maggior parte ottantenni, «gente che ha conosciuto la fame e la guerra, sono quelli che si sono spaccati la schiena per fare grande questa regione», dice il governatore prima di invitare tutti, in diretta social e televisiva, a osservare un minuto di silenzio pur sapendo che questo «bilancio delle vittime non è ancora concluso». Ieri ne sono morti altri 40. Negli ospedali risultano ricoverate 17 persone in più e adesso i posti letto occupati sono saliti a 1.618 cui vanno ad aggiungersi i 216 pazienti totali delle terapie intensive. Ma il pensiero corre a chi non ce l'ha fatta e se adesso c'è una legge che istituisce la Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell'epidemia da coronavirus, in calendario il 18 marzo di ogni anno, dal Veneto si alza una voce: «Possiamo ricordare tutte queste vittime con il pensiero, per chi crede con una preghiera, soprattutto con l'impegno quotidiano. Cioè rispettando le regole», dice il governatore. Messe di suffragio, sì. Ma anche mascherine.

LE VARIANTI Il contagio continua anche se il Veneto è in zona rossa, le varianti non danno scampo. Il report pubblicato ieri dall'Istituto Zooprofilattico di Legnaro evidenzia che da novembre ad oggi in Veneto sono stati sequenziati 21 diversi gruppi genetici del virus: cinque di questi, totalmente nuovi, sono stati scoperti a febbraio. Dallo studio emergono il primo caso di variante nigeriana in provincia di Venezia (su una persona positiva rientrata dalla Nigeria) e un caso per ora unico in Italia di variante australiana-iraniana a Padova. La chiamiamo così perché è stata trovata su un paziente di rientro dall'Iran e si tratta di un caso «molto raro identificato per la prima volta in Australia». Tecnicamente è stata definita Lineage B.1.1.136 e oggi non sono disponibili specifici studi a riguardo. Gli scienziati di Legnaro scrivono che la variante «va monitorata vista la presenza della mutazione N501Y nella proteina Spike, tipica anche delle varianti inglese, brasiliana e sudafricana». Intanto la variante inglese, ritenuta più contagiosa rispetto alla forma tradizionale del virus, si conferma sempre più predominante: è presente nell'88% dei campioni veneti analizzati nell'ultima settimana di febbraio.

I DATI Nelle ultime ventiquattro ore con 42.222 tamponi eseguiti tra molecolari (20.528) e test rapidi antigenici (21.694) sono stati trovati 1.761 positivi. Non è l'incidenza del 5% del giorno prima, ma è sempre alta, 4,17%. E le terapie intensive dei 68 ospedali veneti non stanno bene: tra malati di Covid (211) e malati di altre patologie (293), in tutto le rianimazioni hanno più di 500 letti occupati. Con un trend più alto della media nazionale. «Da noi il 13% dei ricoverati è in rianimazione - dice Luciano Flor, direttore della Sanità del Veneto - mentre nel resto d'Italia siamo sull'11%. Nella provincia di Padova siamo arrivati al 25% con un'alta frequenza di variante inglese». Ma qualche segnale comincia a vedersi: «C'è uno spiraglio», dice Flor. Tant'è che le normali attività ospedaliere al momento continuano, anche se qualche «rallentamento» va messo in conto. Il piano veneto dell'ospedalizzazione dice che Padova è quasi in fascia 4 per le rianimazioni e Treviso lo stesso per le aree non critiche. La Fondazione Gimbe intanto ha rilevato l'aumento dei casi attualmente positivi (732) per 100.000 abitanti e un incremento del 27% dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente. Sono sotto la soglia di saturazione i posti letto in area medica (il 21% quelli occupati da pazienti Covid) e in terapia intensiva (19%). 

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Il Gazzettino