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Ogni cinque tamponi positivi, uno intercetta la variante inglese. Secondo i riscontri ottenuti dalle Microbiologie delle varie Ulss provinciali, i dati del Veneto rispecchiano l'andamento nazionale, fotografato nei giorni scorsi dall'indagine promossa dall'Istituto superiore di sanità. Come sottolinea l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie nel suo ultimo rapporto, questa variazione del ceppo virale è «di particolare interesse in quanto sembra essere caratterizzata da una maggiore trasmissibilità».
I TERRITORI
Una realtà con cui i territori hanno dovuto cominciare a confrontarsi.
I LIGNAGGI
Come ricorda l'Izsve, questo lignaggio «è stato identificato per la prima volta nel territorio italiano a dicembre» (nei laboratori di Legnaro la sera della vigilia di Natale). Si tratta di uno dei 15 che, a partire da novembre, sono stati trovati in Veneto: gruppi di genomi virali caratterizzati da una specifico serie di mutazioni. Indubbiamente quello più famoso, insieme alle varianti brasiliana (appena scovata a Padova) e sudafricana (non ancora rintracciata a Nordest), è appunto l'inglese, così chiamato perché scovato per la prima volta nel Regno Unito a cominciare da settembre. Questa stringa genetica è stata riscontrata in 17 dei 98 campioni veneti prelevati nelle ultime settimane, i quali portano a 154 i tamponi raccolti fin da giugno di cui è stato sequenziato il virus, numero evidentemente limitato rispetto alla quantità di casi positivi diffusi sul territorio. «Sequenziare il genoma di un virus spiega lo Zooprofilattico significa poter riconoscere l'emergere di varianti virali che possono modificare l'andamento e l'impatto dell'epidemia. Le mutazioni più interessanti sono a livello della proteina Spike del virus, data l'importanza che questa riveste per il legame con i recettori cellulari e perché verso di essa sono rivolti i principali anticorpi che danno la protezione verso l'infezione e le forme cliniche».
Varianti del virus, allerta in Italia. Ecco quali sono e perché mutano così velocemente
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