«Deluso da piazza San Marco deserta di simboli cristiani»

Nicola Finco, capogruppo Lega Nord in Regione Veneto
VENEZIA - L’imam, nel suo italiano stentato, invocava la benedizione di Allah sulla bara. E nella piazza San Marco ecumenica, alcune persone non si sono alzate in piedi a...

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VENEZIA - L’imam, nel suo italiano stentato, invocava la benedizione di Allah sulla bara. E nella piazza San Marco ecumenica, alcune persone non si sono alzate in piedi a pregare con lui. Sono rimaste sedute, esprimendo un silenzioso dissenso. Tra questi, c’era Nicola Finco, 33 anni, capogruppo della Lega Nord nel Consiglio regionale del Veneto.

Consigliere, perché?

«La mia è una posizione personale, non è la linea politica della Lega. Ma io sono cristiano, cattolico, e sono legato a questi valori».

Va bene, ma se la famiglia ha voluto una cerimonia laica?
«Laica? Io rispetto le scelte della famiglia. E ho espresso molto rispettosamente il mio dissenso, stando zitto e raccogliendomi in preghiera. Non è stato un atto politico, l’ho fatto solo per la mia fede. Perché in quella piazza che si voleva laica ho sentito pronunciare più volte il nome di Allah, e non ho udito quello del mio Dio. Nella città delle cento chiese, sotto il Leone con il Vangelo, non ho visto una croce, un simbolo della religione che ha partorito la nostra civiltà.

Quando ha preso la decisione di non partecipare alla preghiera dell’imam?
«Quando ho visto che al momento della benedizione della bara da parte del Patriarca di Venezia, pochissimi nella piazza si sono fatti il segno della croce, quasi se ne vergognassero. E quando ho visto un imam che faceva fatica a parlare in italiano ma aveva invece il coraggio di nominare il suo Dio. Io rispetto le altre fedi, ma sentir pronunciare più volte il nome di Allah in una piazza San Marco deserta di simboli cristiani, mi ha fatto male.

Era come un’aula senza il Crocefisso?
«Precisamente. Siamo sotto attacco da parte del terrorismo islamico, dovremmo attaccarci ai nostri valori. Invece li cancelliamo, ci vergogniamo perfino di farci il segno della croce quando un Patriarca benedice una bara! Togliamo i crocefissi dalle aule, a scuola facciamo Natale senza il presepio! Dalle recite dei bambini togliamo la Madonna e il Bambin Gesù! Ma i musulmani mica si vergognano della loro fede, la mostrano, pretendono giustamente rispetto. Ma rispetto per la nostra, da loro, da noi stessi, no? Stiamo vivendo un momento in cui ci viene insegnato che per aprirci agli altri noi dobbiamo annullarci, essere nessuno, non bisogna esporre simboli, dichiarare la propria fede, perché se no si offende qualcuno. Ebbene io questo non lo condivido!».

Però l’imam ha condannato senza compromessi i delitti in nome di Allah.
«Gliene do atto, e non penso certamente che tutti i musulmani siano terroristi o simpatizzanti dei terroristi. Però dico che è troppo facile condannare gli assassini, dire che non agiscono in nome di Allah, dire che il Corano è pace. Allora perché è sempre nelle moschee, è sempre da altri imam che i terroristi apprendono la religione dell’odio? Mica la imparano nelle chiese!

No, certo. Ma questo non vuol dire che il Corano ordini questi massacri.

«Io dico che se i musulmani vogliono davvero condannare questi crimini, allora servono fatti, non solo parole. La comunità musulmana deve interrogarsi: quali valori vengono trasmessi al suo interno? Qual è la tolleranza religiosa che viene insegnata, il rispetto per le altre fedi? Qual è la dignità della donna, la sua libertà di uscire di casa da sola, di lavorare, di vestirsi come le pare, che viene trasmessa nelle case dei musulmani? Qual è la laicità dello Stato che si vuole e si insegna?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino