La miniera fantasma della Val Imperina: i turisti vagano fra i ruderi

La miniera fantasma della Val Imperina
RIVAMONTE (BELLUNO) - Turisti erranti in Val Imperina. Sono a decine e si spostano ora in una direzione ora in un'altra, senza un chiaro punto di riferimento. Sì...

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RIVAMONTE (BELLUNO) - Turisti erranti in Val Imperina. Sono a decine e si spostano ora in una direzione ora in un'altra, senza un chiaro punto di riferimento. Sì perché mentre all'ingresso dell'ex sito minerario nulla di anomalo viene segnalato, se poi ci si immerge tra gli antichi edifici industriali ci si accorge ben presto che tutto è chiuso e inaccessibile. Anzi, come dice più di qualcuno, stabili e oggetti sono lasciati nel degrado. I lavori di ristrutturazione in corso alcuni mesi fa si sono fermati e Vaia ha fatto la sua parte. Passeranno quindi altri mesi prima di rivedere l'area vivace, con il bar e il centro visitatori nuovamente aperti.  «I cartelli che segnalavano la chiusura - spiega il sindaco Giovanni Deon - erano stati posti sia all'inizio della passerella pedonale che parte dal piazzale sulla regionale 203 che all'ingresso per le auto da Ponte Alto. Ma sono stati tolti da qualche buontempone. Dove si  accede con i mezzi sono addirittura state spostate ripetutamente le sbarre, tant'è che ora, per bloccare il passaggio veicolare, è stato necessario collocare un cumulo di sabbia. Mi spiace per la situazione, ma Vaia ci ha messo in ginocchio: l'intera valle risulta compromessa. La settimana prossima partirà l'intervento più urgente, la messa in sicurezza della strada dove far transitare nuovamente i mezzi pesanti indispensabili per portare avanti la già avviata opera di ristrutturazione». Il centro minerario di Valle Imperina si è occupato per secoli dell'estrazione di rame e ha raggiunto il suo apice tra il XVII e il XVIII secolo sotto la dominazione della Serenissima. Il declino cominciò dalla fine del Settecento anche se la produzione, tuttavia, continuò per buona parte del XX secolo con l'acquisizione del complesso da parte della Montecatini (poi Montedison). Il de profundis venne pronunciato all'indomani dell'alluvione del 1966. 

IL FUTURO«L'intenzione del Comune di pubblicare il bando per la gestione di bar e ristorante quest'anno - aggiunge il primo cittadino - è stata dissolta dalla violenza di acqua e vento di Vaia. Se ne riparlerà, se tutto va bene, tra uno-due anni. La situazione è veramente complicata: ringrazio i volontari dell'Ana di Feltre che dopo il disastro hanno perlomeno aperto la strada per la Val Imperina tagliando e spostando i tanti alberi caduti a terra». «Per quanto ci riguarda - aggiunge Ennio Vigne, presidente del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi entro cui l'area ricade - abbiamo in gestione solo il centro visitatori che con Vaia ha subito parecchi danni. Abbiamo inoltrato sia la richiesta di risarcimento specifica sia un'istanza al Ministero per fondi ad hoc per rinnovarlo».
Raffaella Gabrieli Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino