«Saremo aperti per cena: lo facciamo per protesta»

Il ristorantino Ai Lali di Val di Zoldo sarà aperto
Aperti. Aperti davvero. Con la possibilità di sedersi e consumare. È la sfida lanciata dal ristorantino Ai Lali, di Forno, in Comune di Val di Zoldo. Il titolare...

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Aperti. Aperti davvero. Con la possibilità di sedersi e consumare. È la sfida lanciata dal ristorantino Ai Lali, di Forno, in Comune di Val di Zoldo. Il titolare è Andrea De Fanti, ma in sua assenza, ieri impegnato con il volontariato, parla la madre Marisa. Afferma: «Non abbiamo fatto pubblicità, per cui non siamo sicuri che dei clienti entreranno davvero. Forse, passando davanti, penseranno che siamo qui a pulire. Ed invece saremo aperti e accoglieremo fino a 17 clienti, mentre di norma il posto è per una trentina. Prenotazioni? Al momento no, non ancora». Al Lali sono consapevoli dei rischi: «Certo, siamo informati. Sappiamo che le multe vanno dai 400 ai 3.000 euro. E se davvero entrerà qualcuno, temo che lo faranno anche i carabinieri per elevare la sanzione». Eppure in via Roma 22, a pochi metri dalla caserma dei carabinieri (che si trova al civico 10 della stessa via) la linea scelta non arretra di un centimetro: «Lo facciamo per protesta». Ma la paura delle multe non è l’unica: «Temiamo di non essere capiti, di non essere compresi né appoggiati o sostenuti in questa nostra decisione». Eppure le ragioni sono chiare: «Il governo ci ha segato le gambe! Prima ci ha fatto fare dei lavori per i quali abbiamo speso migliaia di euro per adeguarci alle norme anti-Covid. Ed ora è tutto in sicurezza. Poi ci ha fatto chiudere. Se poi finiremo in zona arancione e l’orario di chiusura scatta alle 18, allora è davvero un’altra presa in giro. Fateci lavorare. Lo possiamo fare garantendo ogni tipo di sicurezza: distanziamento, sanificazione, uso di mascherine, guanti: abbiamo tutto. E le scadenze e le bollette da pagare, quelle, non aspettano, continuano ad arrivare». Marisa D’Isep prosegue: «Chiudono i ristoranti, ma poi permettono di far entrare sino a 400 persone nei supermercati». Ecco, quindi, le ragioni di un gesto eclatante. Che potrebbe avere un’eco anche fuori dalla valle: «Non abbiamo fatto pubblicità e quindi non sappiamo chi potrà arrivare. Il rischio delle multe c’è, ma lo vogliamo correre pur di farci sentire, pur di far ascoltare a chi di dovere la nostra voce. Se ci multano? C’è la possibilità di fare ricorso e sappiamo che ci sono degli avvocati che sostengono questa causa e anche degli avvocati che offrono il loro patrocinio gratuitamente». Il menù della cena non è ancora deciso: lo scoprirà chi avrà il coraggio di entrare e sedersi.


Giovanni Santin
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Il Gazzettino