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MESTRE - Sono cresciuti a nove i casi di vaiolo delle scimmie (che tecnicamente si chiama Monkeypox) finora accertati sul territorio dell'Ulss 3 Serenissima: cinque sono già guariti, quattro sono in osservazione, tre dei quali tornati a casa dopo il ricovero in ospedale, nessuno in pericolo di vita. E, intanto, proprio ieri all'ospedale dell'Angelo sono stati effettuati i primi tre vaccini in assoluto contro questa malattia su pazienti a rischio contagio che hanno volontariamente richiesto la prima dose dell'antidoto arrivato nei giorni scorsi nella farmacia del nosocomio in 400 dosi da distribuire in tutto il Veneto. Così, dopo il covid, i 16 casi di West Nile - con una morte - e quello di Dengue ricoverato nei giorni scorsi, l'azienda sanitaria diretta da Edgardo Contato ha un nuovo fronte di impegno contro delle forme virali (senza dimenticare il decesso avvenuto per il fungo Candida auris). I primi tre vaccinati hanno avuto il via libera dopo la valutazione di ogni singolo caso fatta dalle Malattie infettive.
ALZARE LA GUARDIA
«I tre soggetti, di più di 40 anni, non hanno ancora mai contratto l'infezione. Sono già stati vaccinati in passato contro il vaiolo comune, quindi non dovranno tornare fra quattro settimane per la seconda dose e la loro vaccinazione è da ritenersi conclusa», spiegano dall'azienda sanitaria che lancia l'appello ad alzare la guardia contro la patologia che risulta in aumento. Febbre, malessere, pustole pruriginose e linfonodi ingrossati hanno permesso nell'ultimo mese di individuare questi nove pazienti che hanno contratto e poi manifestato con questi sintomi il virus: tre di loro sono stati ricoverati in via precauzionale tra gli ospedali di Mestre e Venezia, e poi dimessi. Quattro sono ancora sotto osservazione a domicilio. Sono uomini tra i 20 e i 50 anni.
I SINTOMI
Il contagio si manifesta con lesioni della cute: avviene prevalentemente per contatto diretto con le zone del corpo colpite dalla malattia o per trasmissione sessuale. Il Servizio di igiene e sanità pubblica ha tracciato i contatti stretti dei nove contagiati chiedendo a tutti di mettersi in auto sorveglianza per 21 giorni controllando l'insorgenza di eventuali lesioni compatibili con i sintomi della malattia, e di astenersi dall'avere contatti secondari, soprattutto di tipo sessuale. «La collaborazione dei pazienti durante il nostro tracciamento è essenziale per contenere il diffondersi della malattia dichiara Federica Boin, dirigente medico del Sisp . Soprattutto per chi ha avuto più partner sessuali poco prima di aver scoperto la patologia, è davvero molto importante comunicarlo al nostro servizio, senza vergogne o imbarazzi e confidando nel pieno rispetto della privacy, affinché il virus venga fermato e i partner siano rintracciati e curati».
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Il Gazzettino