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TREVISO - Terza dose a rilento. In provincia di Treviso soltanto un cittadino su tre ha ricevuto il booster, precisamente il 33,3% della popolazione vaccinabile. Una percentuale più bassa sia rispetto alla media registrata in Veneto, che si attesta al 35,2%, sia a quella di quasi tutte le altre aziende sanitarie della regione: l'Usl 5 Polesana e l'Usl 1 Dolomiti sfiorano il 40% (sono rispettivamente al 39,6% e al 39,5%) mentre l'Usl 4 Veneto Orientale ha raggiunto il 38,8%. Solo l'Usl 9 Scaligera (31,7%) e l'Usl 7 Pedemontana (33%) fanno peggio. Il problema però non dipende dall'azienda sanitaria: i vaccini ci sono, così come i posti disponibili nei centri. «Paghiamo la presenza di una grossa sacca di no vax soprattutto nel distretto di Pieve di Soligo, nell'asolano e nella pedemontana vittoriese - afferma Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl 2 Marca Trevigiana - ma la campagna sta andando avanti spedita. Ieri ad esempio, sulle oltre 7mila vaccinazioni effettuate, molte erano terze dosi». Un po' di ritardo, quindi, è fisiologico. Anche perché va considerato il momento in cui sono state fatte le prime due. «Stiamo però registrando un aumento delle prenotazioni» sottolinea Benazzi, segno che per Treviso il numero di terze dosi è destinato a salire notevolmente.
IL BOLLETTINO
Ad aumentare in maniera consistente e costante sono anche i contagi.
LA PRESSIONE
Nonostante il numero di nuova positività, la pressione sugli ospedali è pressoché stabile. Attualmente sono 275 le persone ricoverate nelle strutture trevigiane mentre sono 33 quelle che richiedono cure intensive, quasi tutte non vaccinate. «Ad oggi contiamo tra i 600 e i 700 ricoveri non legati al Covid - fa il punto il direttore generale dell'Usl 2 - Se la stragrande maggioranza dei trevigiani non si fosse vaccinata, la pressione sugli ospedali sarebbe ben diversa: i ricoverati positivi sarebbero più del doppio, riducendo dunque il posto per quelli ordinari». Non è difficile crederlo. Anche perché il virus continua a correre. Focolai particolari non ce ne sono, i contagi infatti avvengono molto spesso in famiglia. Motivo per cui si temono non poco i cenoni di San Silvestro. A sfiorare i mille casi per 100mila abitanti ora è il distretto di Treviso Nord, arrivato precisamente a 907. Mentre invece cala l'indice in quelli che fino a questo momento sono risultati i più critici, ovvero l'asolano e il pievigino. «Ma non si può abbassare la guardia - conclude Benazzi - La speranza è che il numero di vaccinati cresca sensibilmente dal 10 gennaio in poi, quando senza Super Green pass molte attività sociali, e non solo, non saranno più consentite».
Il Gazzettino