Zaia al governo: «Vaccini, ora adotti il modello del Veneto»

Luca Zaia
Sui vaccini il Veneto non presenterà ricorso come hanno annunciato alcune Regioni. «Io non ricorro per un fatto di coerenza, mantengo la mia linea». Lo dice il...

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Sui vaccini il Veneto non presenterà ricorso come hanno annunciato alcune Regioni. «Io non ricorro per un fatto di coerenza, mantengo la mia linea». Lo dice il governatore Luca Zaia. Che a Palazzo Chigi fa una proposta: «Si adotti il modello veneto da Nord a Sud».


Presidente Zaia, i bambini potranno andare a scuola anche senza presentare i certificati di vaccinazione. Concorda con la proroga di un anno?
«Lasciatemi fare una premessa. Noi rappresentiamo una Regione che in maniera non ideologica o demagogica ha difeso a spada tratta un modello concordato, negoziato e monitorato col ministero della Sanità. Per dieci anni, dal 2007 al 2017, il Veneto ha avuto il modello del dialogo, non della coercizione, e in virtù di questo ha avuto un approccio all'avanguardia rispetto alla gestione dei vaccini. È un modello - unico in Italia - che ci ha permesso di avere un'anagrafe vaccinale digitale così da conoscere la storia vaccinale di ogni singolo bimbo che nasce qui. Prova ne sia che i genitori in Veneto sanno benissimo che oltre all'attività di consulenza noi scriviamo a casa, ricordiamo le date, facciamo un accompagnamento alla vaccinazione. Poi, l'anno scorso, è arrivato il decreto Lorenzin. Per noi è stato devastante. Adesso lo posso dire: c'erano tutti i presupposti per presentare anche una causa per danni».
Però non l'ha fatto.
«Ho evitato per la china che aveva preso la discussione, purtroppo anche ben pompata dai media nazionali. Sembrava che il Veneto fosse l'unica Regione no-vax. La verità è che 15 Paesi dei 28 europei hanno il modello che aveva il Veneto: Germania, Gran Bretagna, Spagna, Nord Europa e così via. Gli altri 13 Paesi hanno l'obbligatorietà vaccinale, ma magari per un solo vaccino, come il Belgio per la polio».
Ha impugnato il decreto Lorenzin, ma ha perso.
«Sono stato l'unico a ricorrere in tutta Italia e, sì, ho perso. Ho accettato quella sentenza anche se non l'ho capita».
E continua a dire di essere favorevole alle vaccinazioni?
«A Veterinaria, alla prima lezione sui vaccini, il professore ci disse che vaccinarsi è la scelta di una popolazione di convivere con la malattia. Da qui partiamo: abbiamo capito che la convivenza con la malattia ci permette di non avere effetti mortali. Io non sono contro i vaccini, però la coercizione farà abbandonare la vaccinazione».
Dovrebbe essere il contrario.
«Nel luglio 2017 il ministro Lorenzin prevede addirittura la perdita della patria potestà per chi non vaccinava i figli. Ma se è vero che l'unica regione dove non c'era l'obbligo vaccinale era il Veneto, allora vuol dire che le altre regioni italiane avevano l'obbligo. Quindi l'obbligatorietà c'era già nel resto d'Italia, la Lorenzin l'ha semplicemente inasprita. Ma se l'ha inasprita, allora vuol dire che l'obbligatorietà non funzionava. Senza contare che il decreto Lorenzin ha una contraddizione: da zero a 6 anni, scuola non dell'obbligo, i bimbi dell'anno scolastico 2017-2018 dovevano essere messi in strada se a marzo 2018 non erano vaccinati; invece i ragazzi 6-16 anni, scuola dell'obbligo, restavano in classe anche se non sono vaccinati, al massimo prendevano la multa. Già qui grida vendetta: se sei convinto che il vaccino va fatto, che differenza c'è tra un bambino piccolo e una bambino più grande?».
Il Veneto aveva proposto di non cacciare nessuno.
«Sì, il famoso decreto che prevedeva di far finire l'anno ai bambini. Apriti cielo, penso che si siano mosse anche le talpe nei terreni più profondi contro di noi. Alla fine abbiamo ritirato il decreto, dicendo però pubblicamente che sarebbe successo quello che volevamo fare noi. La Lorenzin sapeva che il 4 marzo si andava a votare, ma hanno avuto la sfortuna di avere un prolungamento della legislatura fino al 1° giugno e allora con atti rocamboleschi hanno lasciato i bimbi finire l'anno scolastico».
Lei adesso cosa farebbe?
«Penso ci voglia un minimo di buon senso. Posto che non siamo contro i vaccini, è fondamentale il dialogo con le famiglie. Quindi un programma vaccinale ad hoc e soprattutto abbandonare la coercizione. Perché la coercizione ha fallito. Ho apprezzato che il ministro Grillo abbia fatto un riferimento al Veneto per il nostro modello delle vaccinazioni. Ecco, invito il governo ad adottare il modello veneto da nord a sud: noi avevamo le percentuali soglia, solo se andavi sotto soglia - che era l'85% - scattava la coercizione. Ma la via maestra, assieme ai controlli e alle segnalazioni, è il dialogo con le famiglie. Si faccia una pubblicità progresso, si pensi a campagne di web marketing».
Sono troppi dieci vaccini?

«Io capisco che il singolo vaccino è difficile trovarlo sul mercato, per cui - non so se per motivi clinici o commerciali o industriali - fanno i trivalenti, gli esavalenti... Però con questa scusa non è che possiamo imbottire di vaccini i bimbi. E ricordo che la Lorenzin era partita da 12».

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Il Gazzettino