Emanuela Petrillo va a processo. E' questa la decisione del giudice di Udine Daniele Faleschini Barnaba al termine dell’udienza preliminare svoltasi nella...
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«Siamo soddisfatti dell’esito dell’udienza preliminare - ha commentato il direttore dell’Usl Francesco Benazzi - finalmente sarà possibile fare chiarezza su una vicenda che si lega alla questione relativa all’importanza delle vaccinazioni soprattutto per quanto riguarda i più giovani. I fatti attribuiti alla Petrillo sono gravissimi (Benazzi aveva definito la donna come “l’assistente infedele” ndr) soprattutto se si tiene conto del fatto che anche per effetto anche delle posizioni assunte dai cosiddetti “no vax” l’Italia resta uno dei paesi europei che lamenta le percentuali più alte di scopertura vaccinale, ad esempio per il morbillo, e che, pur con un numero molto limitato di morti, registra ancora tassi decisamente troppo elevati di infezione. Mi auguro che il dibattimento chiarisca tutta gli elementi di questi storia a garanzia non solo dell’azienda sanitaria ma anche di tutte le famiglie coinvolte nel caso». Di queste, tra residenti in provincia di Treviso e Udine, in 15 si sono costituite come parte civile. Per il giudice udinese ci sono tutti gli elementi che giustifichino il processo. In particolare a “inchiodare” la Petrillo vi sarebbe l’esito dell’incidente probatorio condotto su campioni di sangue di pazienti che sono stati sottoposti alla profilassi dall’assistente sanitaria di Spresiano. Impressionanti i livelli di mancata reazione al vaccino: l’84% delle 159 provette esaminate, con punte del 90% per quanto riguarda i pazienti della Usl 2 di Treviso, mentre i campioni di confronto riferiti a vaccinazioni effettuate da altri operatori mostrano una reazione immunitaria assente solo nel 4% dei casi. Si è condotto un esperimento di tipo statistico - ha ribattuto durante la sua arringa l’avvocato Paolo Salandin, uno dei difensori della Petrillo - che rende impossibile dire che il fatto possa essere attribuito alla mia assistita oltre ogni ragionevole dubbio. E poi è stato preso in considerazione solo un tipo di vaccino ossia il morbillo». L’avvocato, nel chiedere il non luogo a procedere, si è giocata anche la carta della “maldicenza” nei confronti della Petrillo. «È stata una collega dell’assistente a far nascere il caso, raccontando di aver avuto l’impressione che quando la Petrillo vaccinava i bambini non piangessero e asserendo di aver trovato tracce di vaccino nel bidone della spazzatura». Per Salandin, che ha rimarcato come a Treviso una denuncia per gli stessi fatti fosse già stata archiviata, le dichiarazioni dell’infermiera sarebbero solo “illazioni”. Ma si tratta di una lettura della vicenda che non ha convinto il gup che, dopo che la Cassazione aveva respinto la richiesta della difesa al trasferimento del procedimento ad altro tribunale per questioni ambientali, ha disposto il rinvio a giudizio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino