Migliaia di bambini senza vaccino
"Petrillo merita d'essere processata"

Sabato 18 Maggio 2019 di Denis Barea
Emanuela Petrillo con l'avvocato Paolo Salandin che la assiste nel procedimento per le finte vaccinazioni
 Emanuela Petrillo va a processo.  E' questa la decisione del giudice di Udine Daniele Faleschini Barnaba al termine dell’udienza preliminare svoltasi nella tarda mattina di ieri. L’assistente sanitaria 32enne di Spresiano è accusata di aver solo finto vaccinazioni a quasi 6mila pazienti, di cui la maggior parte bambini, tra il 2009 e 2016 durante il suo periodo di servizio prima nel distretto sanitario di Codroipo (Udine) dell’azienda sanitaria del Medio Friuli, e poi all’Usl 2 di Treviso, che si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Fabio Crea. Ora, come chiesto dal pubblico ministero Claudia Danelon dovrà rispondere dei reati di peculato, omissione in atti d’ufficio e falso ideologico.<WC> Il processo comincerà il 24 settembre in tribunale a Udine.
   «Siamo soddisfatti dell’esito dell’udienza preliminare - ha commentato il direttore dell’Usl Francesco Benazzi - finalmente sarà possibile fare chiarezza su una vicenda che si lega alla questione relativa all’importanza delle vaccinazioni soprattutto per quanto riguarda i più giovani. I fatti attribuiti alla Petrillo sono gravissimi (Benazzi aveva definito la donna come “l’assistente infedele” ndr) soprattutto se si tiene conto del fatto che anche per effetto anche delle posizioni assunte dai cosiddetti “no vax” l’Italia resta uno dei paesi europei che lamenta le percentuali più alte di scopertura vaccinale, ad esempio per il morbillo, e che, pur con un numero molto limitato di morti, registra ancora tassi decisamente troppo elevati di infezione. Mi auguro che il dibattimento chiarisca tutta gli elementi di questi storia a garanzia non solo dell’azienda sanitaria ma anche di tutte le famiglie coinvolte nel caso». Di queste, tra residenti in provincia di Treviso e Udine, in 15 si sono costituite come parte civile. Per il giudice udinese ci sono tutti gli elementi che giustifichino il processo. In particolare a “inchiodare” la Petrillo vi sarebbe l’esito dell’incidente probatorio condotto su campioni di sangue di pazienti che sono stati sottoposti alla profilassi dall’assistente sanitaria di Spresiano. Impressionanti i livelli di mancata reazione al vaccino: l’84% delle 159 provette esaminate, con punte del 90% per quanto riguarda i pazienti della Usl 2 di Treviso, mentre i campioni di confronto riferiti a vaccinazioni effettuate da altri operatori mostrano una reazione immunitaria assente solo nel 4% dei casi. Si è condotto un esperimento di tipo statistico - ha ribattuto durante la sua arringa l’avvocato Paolo Salandin, uno dei difensori della Petrillo - che rende impossibile dire che il fatto possa essere attribuito alla mia assistita oltre ogni ragionevole dubbio. E poi è stato preso in considerazione solo un tipo di vaccino ossia il morbillo». L’avvocato, nel chiedere il non luogo a procedere, si è giocata anche la carta della “maldicenza” nei confronti della Petrillo. «È stata una collega dell’assistente a far nascere il caso, raccontando di aver avuto l’impressione che quando la Petrillo vaccinava i bambini non piangessero e asserendo di aver trovato tracce di vaccino nel bidone della spazzatura». Per Salandin, che ha rimarcato come a Treviso una denuncia per gli stessi fatti fosse già stata archiviata, le dichiarazioni dell’infermiera sarebbero solo “illazioni”. Ma si tratta di una lettura della vicenda che non ha convinto il gup che, dopo che la Cassazione aveva respinto la richiesta della difesa al trasferimento del procedimento ad altro tribunale per questioni ambientali, ha disposto il rinvio a giudizio. 
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