«Io, da 80 anni tutte le estati vado in vacanza a Cortina d'Ampezzo»

Mario Sandrin a Cortina durante una delle sue estati trascorse in vacanza nella conca
CORTINA - «Come esiste il mal d’Africa, posso assicurare che il mal di Cortina è una sindrome conclamata», scherza il pordenonese Mario Sandrin, che...

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CORTINA - «Come esiste il mal d’Africa, posso assicurare che il mal di Cortina è una sindrome conclamata», scherza il pordenonese Mario Sandrin, che frequenta la conca d’Ampezzo dal 1942, quando aveva cinque anni. «Il 15 agosto sono ottant’anni che vengo a Cortina. Allora arrivai con mia mamma e i due fratelli; stavamo all’hotel Ancora, dei signori Bertozzi. La Cortina dei miei ricordi è un paese di stradine bianche e di fienili. La Regina delle Dolomiti doveva ancora scoprire a pieno la propria vocazione turistica. C’erano sì i grandi alberghi, che ammiccavano al limitare dell’abitato, con gli inservienti in livrea, le luccicanti Alfa Romeo e Bugatti parcheggiate, il viavai di signori importanti e belle signore. Ma nella mia memoria sono più vivi i ricordi dei covoni di fieno, il caldo torpore dei pomeriggi distesi sull’erba, quelle strade dove ci appostavamo per indovinare le targhe delle rare automobili che passavano, una ogni mezz’ora. E poi le gite al Pocol o al Faloria in funivia».


IL RITRATTO
Sandrin è molto noto a Pordenone, per le molteplici attività, a cominciare dallo studio di consulenza tributaria di famiglia, fondato nel 1929 dal papà Alberto. Si è occupato di sport, con la Gymnasium Pordenone, che realizzò una piscina. È stato tra i soci fondatori della “Via di Natale”, l’associazione sorta nel 1977 per sostenere la ricerca contro il cancro, sino alla creazione del Cro di Aviano, e infine la costruzione della casa per accogliere famigliari dei degenti e pazienti in day hospital. Un impegno che vuole anche ricordare il figlio Paolo, ucciso dal male nel 2013. «Ricordo ancora con molta nostalgia le Olimpiadi invernali Cortina 1956 quando, con un gruppo di amici di Pordenone, salimmo a vedere quei mitici Giochi: che entusiasmo e che emozione per le gare di salto, al trampolino di Zuel, e per le partite di hockey allo stadio Olimpico. Nei primi anni Settanta, con alcuni amici, siamo stati tra i fautori della nascita della “piccola Cortina pordenonese”, il Piancavallo. Una parte del mio cuore è rimasta però tra le Dolomiti Ampezzane. Tuttora cerco di ritagliarmi un po’ di tempo per trascorrere almeno un paio di giorni all’anno nella Regina delle Dolomiti».

 
IL SOGGIORNO


In realtà le permanenze sono ben più ampie, anche per ritrovare vecchi amici, in un rapporto iniziato nel 1944, quando fu organizzata una spedizione, per portare in Ampezzo derrate alimentari, da aiutare la popolazione, che aveva il cibo razionato. Alcuni sacchi di farina furono caricati su una autovettura della ditta Zanussi, con un lasciapassare, che consentì di evitare i posti di blocco tedeschi. Il legame con Cortina passa anche tramite la nuora Eugenia Pressot, della famiglia titolare della conceria che, nel 1954, fornì il cuoio per realizzare gli scarponi usati dalla spedizione italiana sul K2, sino alla conquista della montagna, con Achille Compagnoni e l’ampezzano Lino Lacedelli. «In diverse occasioni salivamo a Cortina anche d’inverno, oltre al mese di villeggiatura d’estate – ricorda Sandrin – e il divertimento maggiore era la discesa con lo slittino, dai pendii vicino al centro. E se stavi male c’era il dottor Mario Gaspari». 

 

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Il Gazzettino