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«Un'esplorazione fantastica delle possibilità di un pianoforte, di un uomo, di uno spazio». È la definizione data a Callithump, l'ultimo disco in solo che il pianista Uri Caine presenta in tour e che oggi, in doppio turno alle 15 e alle 17.30, approda all'auditorium Lo Squero di Venezia per Squero Jazz, il progetto di Asolo Musica. Caine si è cimentato in una varietà enorme di generi - dal jazz al funk fino alla composizione classica - mantenendosi voce originale e a tratti provocatoria sulla scena mondiale.
Mr. Caine, quali parole userebbe per definire la sua identità artistica?
«Musicista, compositore, pianista, appassionato amante della musica».
La musica è la casa del suo processo creativo. Qual è il fil rouge che lega questa varietà di progetti, suoni, ispirazioni?
«Il gioco tra struttura e improvvisazione».
Il suo lavoro si sviluppa a blocchi costruiti uno dopo l'altro o come un continuum fluido che cambia nel tempo?
«Direi su entrambe le linee.
Quando inizia un nuovo progetto (o un nuovo album) è una germinazione controllata e sa già dove porterà oppure è un percorso spontaneo e immersivo?
«Dipende. Alcuni progetti evolvono durante il processo di registrazione e si trasformano muovendo verso direzioni inattese. Altre volte tutto va secondo i piani prestabiliti».
Cosa è jazz' per lei?
«Semplicemente una parola - ma una parola che significa molte cose differenti per molte persone differenti. E per me ha una connotazione di libertà e immaginazione».
Come si posiziona' tra il ruolo di pianista classico e jazz?
«Sono un pianista jazz che ama improvvisare con molte tipologie di musica, inclusa la musica classica. Come molti improvvisatori però ho anche composto opere per musicisti classici e istituzioni musicali».
Lei ha riscritto e reinterpretato Bach, Mahler, Vivaldi e frequenta spesso compositori del repertorio classico. Crede che il suo lavoro possa aggiungere qualcosa alla relazione tra le loro opere e il pubblico contemporaneo?
«I miei progetti nascono con l'intento di prendere la musica di Bach, Mahler e altri e usarla come un trampolino per l'improvvisazione, e come una sfida per musicisti che improvvisano a giocarci sopra attraverso molte forme differenti».
Ha lavorato con molto artisti differenti di diverse generazioni. Ha sempre bisogno di nuovi stimoli? Cosa cerca?
«Mi piace trovare qualcosa di nuovo e anche qualcosa di vecchio reimmaginato. E mi diverto a giocare/suonare con sensibilità musicali differenti - è divertente ed è una sfida».
Nell'album Callithump torna da solo in scena. È stata una forzatura per la situazione attuale o sentiva il bisogno di focalizzarsi su se stesso?
«Con il Covid è più facile viaggiare da soli, ma mi piace suonare in gruppo più che da solo».
Torna a Venezia dopo il black-out della pandemia. Come si sente?
«Felice, pieno di gratitudine e di speranza».
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Il Gazzettino