Il pianista Uri Caine: «La mia musica fra vecchio e nuovo reimmaginato»

Sabato 19 Giugno 2021 di Giambattista Marchetto
Il pianista Uri Caine

«Un'esplorazione fantastica delle possibilità di un pianoforte, di un uomo, di uno spazio». È la definizione data a Callithump, l'ultimo disco in solo che il pianista Uri Caine presenta in tour e che oggi, in doppio turno alle 15 e alle 17.30, approda all'auditorium Lo Squero di Venezia per Squero Jazz, il progetto di Asolo Musica.

Caine si è cimentato in una varietà enorme di generi - dal jazz al funk fino alla composizione classica - mantenendosi voce originale e a tratti provocatoria sulla scena mondiale.


Mr. Caine, quali parole userebbe per definire la sua identità artistica?
«Musicista, compositore, pianista, appassionato amante della musica».


La musica è la casa del suo processo creativo. Qual è il fil rouge che lega questa varietà di progetti, suoni, ispirazioni?
«Il gioco tra struttura e improvvisazione».


Il suo lavoro si sviluppa a blocchi costruiti uno dopo l'altro o come un continuum fluido che cambia nel tempo?
«Direi su entrambe le linee. Mi piace lavorare raggiungendo le estremità dello spettro di possibilità: dall'improvvisazione completamente libera fino alla musica molto strutturata in forma di spartito e tutto quello che c'è in mezzo».


Quando inizia un nuovo progetto (o un nuovo album) è una germinazione controllata e sa già dove porterà oppure è un percorso spontaneo e immersivo?
«Dipende. Alcuni progetti evolvono durante il processo di registrazione e si trasformano muovendo verso direzioni inattese. Altre volte tutto va secondo i piani prestabiliti».


Cosa è jazz' per lei?
«Semplicemente una parola - ma una parola che significa molte cose differenti per molte persone differenti. E per me ha una connotazione di libertà e immaginazione».


Come si posiziona' tra il ruolo di pianista classico e jazz?
«Sono un pianista jazz che ama improvvisare con molte tipologie di musica, inclusa la musica classica. Come molti improvvisatori però ho anche composto opere per musicisti classici e istituzioni musicali».


Lei ha riscritto e reinterpretato Bach, Mahler, Vivaldi e frequenta spesso compositori del repertorio classico. Crede che il suo lavoro possa aggiungere qualcosa alla relazione tra le loro opere e il pubblico contemporaneo?
«I miei progetti nascono con l'intento di prendere la musica di Bach, Mahler e altri e usarla come un trampolino per l'improvvisazione, e come una sfida per musicisti che improvvisano a giocarci sopra attraverso molte forme differenti».


Ha lavorato con molto artisti differenti di diverse generazioni. Ha sempre bisogno di nuovi stimoli? Cosa cerca?
«Mi piace trovare qualcosa di nuovo e anche qualcosa di vecchio reimmaginato. E mi diverto a giocare/suonare con sensibilità musicali differenti - è divertente ed è una sfida».


Nell'album Callithump torna da solo in scena. È stata una forzatura per la situazione attuale o sentiva il bisogno di focalizzarsi su se stesso?
«Con il Covid è più facile viaggiare da soli, ma mi piace suonare in gruppo più che da solo».


Torna a Venezia dopo il black-out della pandemia. Come si sente?
«Felice, pieno di gratitudine e di speranza».
 

Ultimo aggiornamento: 16:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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