OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
COLLE SANTA LUCIA - Taglio del nastro per il “Crist del Gramarzé”. Un capitello voluto dall’Union de i Ladign da Col per ringraziare Dio, a nome della comunità, per non aver registrato vittime nel contesto di Vaia, tempesta che a fine ottobre 2018 qui si manifestò con particolare violenza.
Rivolgiamo un grazie al cielo - è stato sottolineato - ma anche ai tanti volontari senza i quali, in quei giorni drammatici, sarebbe stata dura uscirne a testa alta». Un riferimento, inoltre, è stato rivolto alla pandemia da Covid-19: «Grazie per non aver avuto morti nemmeno in questo ultimo anno contraddistinto dall’emergenza sanitaria da Corona virus».
LA CERIMONIA
Dopo la messa, celebrata dal parroco don Renato Tasso, l’attenzione si è spostata a poche centinaia di metri dalla chiesa dove è stato posizionato il capitello. «Questo vuole essere un piccolo omaggio - ha affermato Carlo Agostini a nome dell’Union de i Ladign - per essercela cavata da Vaia con tanti danni sì ma almeno con nessun morto.
UN’OPERA DI SIMBOLI
E poi Paola Agostini, a nome dell’Union, incaricata a dipingere e a collocare il Cristo: «Mi sono ritrovata a confrontarmi con alcuni dettagli estremamente simbolici rispetto a quei giorni di fine ottobre di quasi tre anni fa: la veste del Signore movimentata, a rappresentare il vento; e poi i chiodi e il sangue, a simboleggiare il dolore patito dai collesi in quel penoso periodo. Infine, la scelta della collocazione, all’entrata dal paese, da dove metaforicamente riesce a tenere sotto controllo tutto le nostre case».
Un grazie corale, da parte dell’Union de i Ladign ma anche del Comune e dell’intera comunità, è stato rivolto ai volontari del paese: Pompieri volontari, Croce bianca e Soccorso alpino. «Per 5-6 giorni - ha ricordato Fridolino Bernardi a nome dei Pompieri - siamo rimasti tagliati fuori dal mondo, senza corrente e telefono nonché con le strade chiuse. Ma tutti assieme abbiamo dimostrato ancora una volta che, se vogliamo, riusciamo a cavarcela anche da soli».
L’OPEROSITÀ DOPO LA TEMPESTA
«In questo doloroso evento tanti i volontari in azione nelle ambulanze, sui tetti, nei boschi o sulle strade - ha ricordato Paolino Pezzei della Croce bianca - ma nessuno ha mai fatto il conto delle ore: la sola cosa importante era aiutare il prossimo». «Spero che questa dura esperienza che ci ha profondamente unito - ha chiuso Sebastiano Pallua del Soccorso alpino - invogli i giovani ad avvicinarsi al volontariato, preziosa realtà per i nostri paesi di montagna».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino