La tragedia dell'ultraleggero: «Ha perso quota andando contro il versante», poi il boato e la fiammata

Alcuni universitari sono i testimoni degli ultimi istanti prima dello schianto

La tragedia dell'ultraleggero: «Ha perso quota andando contro il versante», poi il boato e la fiammata
LUSEVERA - L'ultraleggero pilotato da un capitano delle Frecce Tricolori sorvola le Alti Valli del Torre e perde quota attirando l'attenzione di otto studenti universitari...

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LUSEVERA - L'ultraleggero pilotato da un capitano delle Frecce Tricolori sorvola le Alti Valli del Torre e perde quota attirando l'attenzione di otto studenti universitari impegnati in un'escursione. Lo seguono con lo sguardo, va dritto contro il versante della montagna. Il boato dello schianto, poi una fiammata, il fumo e tre scoppi a distanza di diversi minuti l'uno dall'altro. Che cosa abbia causato il tragico incidente aereo saranno due inchieste a stabilirlo. Quella aperta dall'Ansv, l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo che già sabato sera ha inviato un investigatore in Friuli. E quella aperta dalla Procura di Udine per le ipotesi di disastro aereo colposo e omicidio colposo, fascicolo aperto a carico di ignoti. Alla cloche del velivolo, il Pioneer 300 I-8548, c'era il capitano Alessio Ghersi, 34 anni, originario di Domodossola, "pony 5" nella formazione delle Frecce Tricolori. Al suo fianco Sante Ciaccia, 34 anni, originario di Monopoli e residente a Milano. Parente della moglie di Ghersi, era arrivato in Friuli sabato per assistere all'esibizione della Pan programmata per il 1° maggio e che l'Aeronautica militare ha annullato. Sono morti carbonizzati.


I TESTIMONI
Detriti sparsi ovunque tra la faggeta, un paracadute rimasto appeso tra i rami e qualche resto dell'ultraleggero ancora fiamme. È questa l'immagine della tragedia di Plan di Tapou, avvenuta sabato pomeriggio sotto il monte Chiadin, nella catena dei Musi. È rimasta fissata negli occhi dei primi soccorritori. Del Pioneer 300 restano soltanto il motore e qualche pezzo: è bruciato tutto. Soltanto una sacca azzurra è volata via ed è stata trovata in disparte, vicino a faggi sradicati dal velivolo al momento dell'impatto. Contiene i documenti dell'aereo (intestato a una donna) decollato dall'aviosuperficie di Pasian di Prato. A dare l'allarme è stato un gruppo di studenti. «Stavamo andando sul monte Tapou ed eravamo su una delle vette - spiega un 22enne di Sesto al Reghena che all'Università di Udine studia Scienze per l'ambiente e la natura - Uno di noi è riuscito a mettersi in contatto con il 112, in quella zona è difficile avere campo per i cellulari». Erano le 18.15. «Abbiamo sentito il boato dello schianto - precisa - L'aereo non è esploso in volo, i tre scoppi che abbiamo sentito sono successivi». I ragazzi sono stati raggiunti a piedi da due persone del posto, Tiziano Cher e Gianni Rainone, che stavano accompagnato i Vigili del fuoco sul luogo del disastro. Anche alcuni studenti si sono messi a disposizione per raggiungere il luogo esatto in cui hanno visto l'aereo cadere. Alle 19.30 erano lì. Prima di loro è arrivato il proprietario di una delle casere di Plan Tapou, anche per lui un lungo percorso in salita, a piedi, nel tentativo di portare soccorso. Aveva con sè un estintore. Lo ha utilizzato per spegnere il focolaio più importante, non ha potuto fare altro. «Quando siamo arrivati - testimonia il 22enne - dell'ultraleggero non era rimasto nulla. È bruciato tutto. Non si capiva nemmeno se fosse un aereo, c'erano solo detriti. Io mi sono tenuto in disparte per rispetto e per non intralciare». «Era impressionante - conferma Tiziano Cher, originario di Pradielis - C'erano pezzetti ovunque nel bosco di faggi, c'era ancora qualche fiamma residua».


ACCERTAMENTI


Il procuratore di Udine, Massimo Lia, afferma che «al momento non si possono fare congetture». L'area è sotto sequestro, come i resti dell'ultraleggero, ieri a lungo esaminati dal personale dell'Ansv e dai carabinieri della Compagnia di Cividale, che ha operato con l'ausilio dei colleghi di Udine. Sulle cause dell'incidente ancora nessuna ipotesi. Scartato l'impatto contro i fili dell'alta tensione, di cui non vi è presenza nella zona in cui l'ultraleggero è caduto. Le salme delle due vittime, recuperate dai tecnici del Soccorso alpino della stazione di Udine e dalla Guardia di finanza, sono a disposizione dell'autorità giudiziaria, che dovrà valutare eventuali accertamenti medico legali.

 

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Il Gazzettino