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TREVISO - Si allarga il focolaio nel centro per anziani Casa Amica di Fregona. Nelle ultime ore sono risultati contagiati dal Coronavirus altri due anziani che erano stati vaccinati. Salgono così a 6 gli ospiti attualmente positivi. Gli ultimi casi si aggiungono ai quattro già evidenziati: un uomo che aveva rifiutato il vaccino, oggi ricoverato in ospedale, una donna che aveva ricevuto solo la prima dose e altre due signore che avevano già completato la profilassi vaccinale con Pfizer. E resta ancora aperto il caso di Ivan Da Ros, il medico di famiglia denunciato dall'Usl della Marca e segnalato all'Ordine dei medici di Treviso perché avrebbe continuato a lavorare nel centro per anziani di Fregona, così come nel suo ambulatorio, pur sapendo di essere positivo al Covid. Attraverso il suo avvocato, il diretto interessato ha smentito nella maniera più categorica di essersi comportato in questo modo. Ma l'Usl ora ha deciso di convocare tutti i dipendenti che non si sono vaccinati per capirne il motivo: chi non ne ha uno valido rischia la sospensione.
LO STALLO
In tutto ciò, Casa Amica attende indicazioni. Il medico sta per concludere la quarantena. E non è ancora chiaro se dopo la negativizzazione potrà riprendere servizio nella stessa casa di riposo. Nel frattempo sono tornate al lavoro le due infermiere che erano risultate positive nelle scorse settimane.
LE CONVOCAZIONI
Con l'entrata in vigore del decreto sull'obbligatorietà della vaccinazione anti-Covid per il personale sanitario, al netto di eventuali problemi di costituzionalità, si dovrebbe risolvere definitivamente il nodo degli operatori non coperti che rischiano di far entrare il virus nelle case di riposo e nei reparti degli ospedali. L'Usl si appresta a convocare i 150 operatori della sanità, compresi gli oss, dipendenti della stessa azienda sanitaria, che non si sono vaccinati. E gli occhi sono puntati anche sui medici di famiglia. «Stiamo preparando gli elenchi dei nostri dipendenti, dei liberi professionisti e dei medici di medicina generale spiega il direttore generale Francesco Benazzi nei prossimi giorni verranno convocati per capire se non si sono vaccinati per un valido motivo o meno». In realtà sono 750 i dipendenti dell'Usl non vaccinati. Ma tra questi solo 150 lavorano a diretto contatto con i pazienti. Il resto è composto da tecnici e amministrativi. In più, bisogna distinguere tra chi è già stato contagiato e chi non può ricevere l'iniezione per problemi di salute. In caso di niet al vaccino anti-Covid senza una valida motivazione, scatterà la segnalazione. Che a questo punto può portare alla sospensione, con il relativo taglio dello stipendio. Anche i centri sanitari privati convenzionati dovranno effettuare le stesse verifiche. Discorso identico per le cooperative. Non sarà una cosa immediata. Ma il percorso è chiaro. Intanto diverse case di riposo sono corse ai ripari in proprio. Sia l'Israa di Treviso che il Sartor di Castelfranco, ad esempio, sottopongono gli operatori non vaccinati a tampone all'inizio di ogni singolo turno. «Fino all'entrata in vigore del decreto, le disposizione interne per chi è ancora in attesa di vaccino saranno le più tutelanti possibili per ospiti e personale: quindi dispositivi di protezione individuale rafforzati e tampone quotidiano», spiega Maurizio Trento, presidente del Sartor. «A Villa Tomasi il personale ha dimostrato da sempre grande responsabilità, aderendo al 100% alla vaccinazione: pertanto, ad oggi, il problema non si pone tira le fila Giuseppe Franceschetto, amministratore della Prealpina Srl, società della casa di riposo di Spresiano tuttavia, fin dall'inizio della campagna vaccinale, sono stati revisionati i protocolli sanitari e di sicurezza in modo tale da non consentire a chi non intendesse vaccinarsi di operare a contatto con gli ospiti».
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