«La morte può attendere», Renzo accoglie l'invito di Mariasole

Renzo Ferro alla Quiete di Udine e Mariasole Antolini
UDINE - A volte c'è chi lotta anche per gli altri. A volte basta tendere una mano, regalare una parola, per richiamare qualcuno alla vita. ...

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UDINE - A volte c'è chi lotta anche per gli altri. A volte basta tendere una mano, regalare una parola, per richiamare qualcuno alla vita.


Non indifferenza, ma grande commozione: questo l'effetto che la lettera di Mariasole Antolini, la 19enne mestrina affetta da sclerosi multipla, ha avuto sul suo destinatario, Renzo Ferro, il professore di matematica ricoverato alla clinica La Quiete di Udine, paralizzato a letto con la sclerosi multipla.



Non ha più tanta fretta di andare in Svizzera a morire, la vita stavolta ha segnato un gol nella porta della signora con la falce. Le testimonianze di vita dell'ex maratoneta Silvia Furlani, affetta da sclerosi multipla da 30 anni e della giovane mestrina Mariasole Antolini che a soli 19 anni sa bene cosa significhi lottare con questa malattia, gli hanno portato una ventata di vita.



Il prof è ancora certo delle sue intenzioni, ma dice che «non è ancora il momento. Sto tenendo ancora duro». L'idea dell'eutanasia non l'ha chiusa in un cassetto, «un essere umano ha diritto a una via di fuga - dice -, ma prendo coraggio da queste persone, la speranza c'è ancora».



La sua voce è spezzata dalla profonda commozione alle parole di Mariasole a cui la sclerosi multipla è stata diagnosticata quando aveva solo 15 anni, «le sono vicinissimo e non mollo facile, non è ancora il momento, anche se lei è giovane», ma non c'è un'età per smettere di lottare.

L'esempio è Silvia Furlani che a 55 anni lotta duro - «Renzo deve mettersi in discussione» - e se lei porta il suo messaggio a tutte le maratone a cui partecipa, Mariasole lo fa tra i ragazzi, girando di scuola in scuola: «io ci credo e non c'è età per smettere di combattere, soprattutto se è una lotta comune».

La loro testimonianza e la solidarietà sono entrate di impeto alla Quiete, parole che arrivano dalle persone che sanno bene cosa significhi lottare con la malattia e quanto sia importante chiedere aiuto.



Ne sa qualcosa Beppino Englaro che ha lottato a lungo, per anni, per poter lasciare andare la figlia Eluana, ma non si confondano le dichiarazioni anticipate di trattamento con l'eutanasia. Ci tiene a precisarlo Englaro, che di eutanasia non ha mai parlato: «Renzo Ferro ha tutto il mio rispetto, anche lui è dentro una trappola infernale, ma una cosa è dire lasciatemi morire, altro è dire uccidetemi perché in Italia l'eutanasia è un reato».


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Il Gazzettino