Strangolò la fidanzata, subito ai domiciliari: 16.700 firme per la revoca

Strangolò la fidanzata, subito ai domiciliari: 16.700 firme per la revoca
TRIESTE - Sono 16.707 i cittadini del Friuli Venezia Giulia che chiedono la revoca degli arresti domiciliari al 36enne Francesco Mazzega che il 31 luglio scorso ha strangolato e...

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TRIESTE - Sono 16.707 i cittadini del Friuli Venezia Giulia che chiedono la revoca degli arresti domiciliari al 36enne Francesco Mazzega che il 31 luglio scorso ha strangolato e ucciso la sua fidanzata, la 21enne Nadia Orlando, a Vidulis di Dignano. Le sottoscrizioni sono state raccolte in due mesi nelle piazze e nei mercati da un gruppo di amici della giovane vittima: «Nadia non c'era più, la giustizia prendeva decisioni che non potevamo né capire né condividere, così non potevamo starcene con le mani in mano. Siamo andati per le strade, per le piazze, per i mercati e abbiamo raccolto queste firme ma ci muoveremo anche a livello nazionale per chiedere la revisione dell'attuale sistema delle misure cautelari: per Nadia, per le vittime come lei, perché non siano dimenticate, perché non si ripeta». La petizione è stata consegnata oggi al presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Franco Iacop. Presenti anche i genitori di Nadia. Alla Regione, inoltre, viene chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento penale e di farsi parte attiva presso le autorità statali competenti affinchè venga disposta la custodia cautelare in carcere di Mazzega per ragioni di pubblica sicurezza. «Vi posso assicurare che faremo immediatamente tutto ciò che è in nostro potere affinché questo atto abbia il massimo della pubblicità nelle sedi opportune» ha detto Iacop assicurando di trasmettere la petizione al presidente del Tribunale di Trieste. Dopo aver ucciso la fidanzata, Mazzega ha guidato con il cadavere accanto prima di costituirsi - la mattina seguente - al comando della Polizia stradale di Palmanova dove ha confessato di essere il responsabile del delitto. È rimasto in carcere dal 10 agosto dopo il ricovero nel reparto di diagnosi e cura dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. A 57 giorni dalla confessione è stato scarcerato e si trova agli arresti domiciliari a casa dei genitori.

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Il Gazzettino