Buone notizie per chi è finito o potrebbe finire a processo per guida in stato d'ebbrezza. Se infatti l'unica contestazione è quella di essere stati beccati...
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Si tratta infatti di una decisione che costituisce un precedente potenzialmente in grado di disinnescare le conseguenze penali per gran parte dei procedimenti a carico di chi è stato trovato positivo all'alcol test. Una vera e propria montagna di processi che rappresenta solo in Tribunale a Treviso oltre il 40% del totale dei procedimenti davanti al giudice monocratico.
IL PROTAGONISTA
Protagonista della vicenda è un 33enne trevigiano che è stato assolto in appello dopo essere stato condannato in abbreviato, in primo grado. L'uomo, poco dopo la mezzanotte dell'1 maggio del 2016 era stato fermato a Villorba durante un controllo stradale di routine e risultato positivo all'alcol test. La misurazione, ripetuta due volte nel giro di un paio d'ore, aveva fatto registrare un valore di 1,10, quindi 0,30 oltre il limite.
Il controllo non era peraltro scattato a seguito di un incidente e, come riportato nel verbale, neppure per effetto di altre infrazioni al codice della strada come guida pericolosa ed eccesso di velocità. All'uomo nel corso del giudizio svoltosi davanti al Gup di Treviso era stata contestata l'aggravante del fatto accaduto tra le 22 di sera e le 7 del mattino e non erano state concesse le attenuanti generiche anche in virtù di un precedente specifico.
IL RICORSO
Dopo la condanna il legale del 33enne, l'avvocato Paolo Salandin, aveva promosso ricorso in Corte d'Appello a Venezia puntando proprio sulla particolare tenuità del fatto. Fondando il ragionamento, sotto il profilo giuridico, su una pronuncia della IV sezione penale della Corte di Cassazione del 2015 in cui gli ermellini avevano stabilito il principio dell'applicazione della tenuità del fatto anche rispetto al reato di guida in stato d'ebbrezza lì dove il fatto non descrivesse una particolare pericolosità del comportamento dell'imputato.
Circostanze che secondo l'avvocato Salandin e anche per i giudici della Corte d'Appello sussistono proprio nel caso del 33enne trevigiano ma che non sarebbero state tenute in nessun conto nella sentenza dell'abbreviato, tanto che all'uomo non erano state concesse le attenuanti generiche.
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Il Gazzettino