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VENEZIA - Per la città d'acqua sembravano essere finiti, complice la pandemia con le sue restrizioni, i tempi in cui i turisti specie nei giorni di grande calura estiva non erano capaci di resistere alla tentazione di un tuffo o di una nuotata nelle acque ben poco limpide, si sa, dei rii e canali veneziani. In barba alle regole e a quell'#EnjoyRespectVenezia simbolo di una campagna di sensibilizzazione volta ad orientare l'adozione di comportamenti adeguati. Ma ora, in una fase dettata dal desiderio di riprendere in mano le proprie libertà, è tornato a farsi vedere pure lui: il visitatore cafone, noncurante dei divieti imposti dall'amministrazione comunale.
Tuffi in canale a Venezia
Il primo episodio che risale alla notte fra il 3 e il 4 agosto, verso l'una lo racconta Valentina Badolin, veneziana e residente in una calle laterale a quella dei Fabbri, nel sestiere di San Marco. Una calle cieca, che porta ad un canale. «Avevo le finestre chiuse, con l'aria condizionata accesa, quando ho iniziato a sentir parlare a voce alta qualcuno.
Turisti cafoni
Ma non c'è stato verso: «Di tutta risposta il ragazzo ci ha rivolto un gestaccio sfidandoci in inglese, con fare arrogante, a chiamare la Polizia. Alla luce di circostanze come queste mi sento di chiedere più controlli e soprattutto maggior rispetto nei confronti di un luogo, e dei suoi abitanti, che non merita certo simili comportamenti». Il secondo fatto lo riporta un'altra residente nei pressi di Rio Terà Barba Frutariol, a Cannaregio. Perché è proprio lì, nel canale, che intorno alle 19 di martedì la donna ha visto una coppia di giovani stranieri intenti a farsi una nuotata. «Sentendo ridacchiare, sono andata alla finestra e ho scorto due teste che spuntavano dall'acqua. Di solito, a quell'ora, di barche ne passano, ma non quel giorno. I due hanno attraversato mezzo canale a nuoto finché sono tornati indietro, rivestendosi in riva». Si trattava di un uomo e una donna tra i 25 e i 30 anni, secondo la testimone, sconcertata da più fattori. Da un lato, certo, dal poco rispetto riservato al luogo in cui si è scelto di trascorrere le vacanze; dall'altro dal fatto che i turisti non si rendano conto di quanto sia poco pulita l'acqua dei canali. «Se queste persone, quando sbagliano, venissero multate, almeno riferirebbero ciò che si può e non si può fare una volta tornati nel proprio Paese. Invece mi pare che il criterio sia un po' quello di non disturbare il turista, perché altrimenti potrebbe non tornare più in città».
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Il Gazzettino