Venezia. Ritorno in massa dei borseggiatori in centro storico, tra minacce e impunità. Bande di romeni scatenate

Il grido d'allarme dei cittadini non distratti: criminali senza freni. «Siamo andati dai carabinieri per fare denuncia ma l’hanno presa come segnalazione perché non ci sarebbero reati rilevanti»

La manifestazione anti borseggiatori dei "cittadini non distratti"
VENEZIA - Il turismo di massa c’è, i borseggiatori anche. Quello che manca davvero è un controllo capillare sulle diverse bande che da mesi son tornate ad...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Il turismo di massa c’è, i borseggiatori anche. Quello che manca davvero è un controllo capillare sulle diverse bande che da mesi son tornate ad infestare Venezia e, con i loro misfatti, a lasciare un pessimo ricordo della città e della visita. La polizia locale ha tutti i giorni una squadra dedicata antiborseggio, formata da agenti esperti e in grado di riconoscere all’istante un movimento sospetto. E, in caso di necessità, anche di bloccare e neutralizzare i malviventi.

Tra luglio e questa decade di agosto ne sono stati fermati una decina in flagranza di reato tra uomini e donne, ma poi questi tornano liberi e il giro ricomincia. Ed è evidente che una lotta al fenomeno non si può fare se non con la partecipazione di tutte le forze dell’ordine, con tre pattuglie in borghese. I numeri per tenerle in piedi con costanza pare non ci siano e quindi si va avanti così, con malviventi che vengono denunciati, arrestati, continuano ad accumulare condanne, ma che fino al raggiungimento del cumulo necessario ad entrare in carcere (tre anni) continuano a far strage di portafogli e a far piangere i malcapitati che vengono derubati.

 

Borseggiatori a Venezia: bande di maschi e rom incinte


Una nuova escalation del fenomeno è data dal ritorno delle bande maschili, per lo più formate da romeni, molto determinate e formate da persone che non esitano a minacciare e menar le mani, se necessario. Da quando sono arrivati questi personaggi, le bande di ragazze rom incinte (di provenienza per lo più bosniaca e croata) si sono fatte da parte o rimangono nelle zone non battute dagli uomini. Sanno infatti, che potrebbero passare anche loro un brutto quarto d’ora. Adesso questi ladri sono passati alla fase due: quella di minacciare apertamente chi disturba il loro “lavoro” criminale, vale a dire le persone che avvertono le potenziali vittime del pericolo.

 

Uno dei ladri è arrivato verso di me minacciandomi e dicendomi “Fatti i c... tuoi”


Minacce ai cittadini: non solo insulti e sputi


I “Cittadini non distratti” sono persone normali, che però trascorrono alcune ore della loro giornata a segnalare le bande e a sventare borseggi. Un tempo provvedevano anche a fermare i responsabili presi in flagranza, ma questo tipo di attività è diventata anch’essa pericolosa. Che le ragazzine incinte insultassero e sputassero a coloro che le disturbavano è risaputo e anche lì ci sono stati degli episodi di aggressione. Ma la scala è cambiata da quando sono entrati in “servizio” le bande maschili.

«Sappiamo dove abiti»


«Giovedì scorso - racconta uno di loro - verso le 13 avevo notato che tre borseggiatori noti si erano piazzati davanti alla calle stretta che da campiello dei Meloni porta a Sant’Aponal per aspettare gruppi di turisti da alleggerire. Quando hanno cercato di derubare un anziano ho gridato “Attenzione! Attenzione!” e la vittima si è girata facendo saltare il furto. Uno dei ladri è arrivato verso di me minacciandomi e dicendomi “Fatti i c... tuoi”. Ma non è finita - prosegue - perché lunedì ero per strada, sempre in quella zona con mia moglie e un’amica di lei e i tre mi hanno riconosciuto. Uno si è avvicinato, mi ha mostrato dal suo telefonino alcune mie foto dicendomi “Sappiamo dove abiti”. Poi mi ha sputato in faccia».


Denuncia? Macché, segnalazione 


«Siamo andati dai carabinieri per fare denuncia e abbiamo raccontato la vicenda - conclude - ma l’hanno presa come segnalazione e non come denuncia perché non ci sarebbero reati rilevanti. A questo punto, tanto vale non intervenire, perché è inutile ricevere insulti e minacce da persone che sono sempre libere. O le autorità si muovono, a cominciare da Procura, Prefettura e Questura, oppure noi molliamo. Essere altruisti va bene,a essere anche minacciati è davvero troppo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino