VENEZIA - Di Koubyb Bkhairia, il diciottenne tunisino condannato due volte in pochi giorni ma libero per un disguido burocratico che ha impedito il suo accompagnamento al Cpr...
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Con l'aggravante di aver minacciato gli agenti della polizia di Stato riportando alla mente la tragedia della questura di Trieste e l'uccisione di due agenti per mano di uno squilibrato, ladro di motorini. «Vi rubo le pistole e vi sparo come ha fatto il colombiano a Trieste», aveva detto in questura a Venezia la sera del 22 novembre quando era stato arrestato dalla Polfer veneziana per aver preso a calci un sedicenne mestrino con l'obiettivo di rubargli 20 euro.
Condannato, era stato liberato e arrestato di nuovo dalla Polizia locale. Ancora una sentenza di condanna e l'espulsione, divenuta impossibile per quello che il comandante della Polizia locale di Venezia, Marco Agostini, ha chiamato «inghippo» in un lungo sfogo su Facebook, portando allo scoperto l'intera vicenda scatenata, anche, dalla mancanza di un medico in grado di firmare il certificato con cui poter far entrare il tunisino nel Cpr. È bastato un ritardo e l'intero meccanismo è andato fuori giri, impedendo alla Polizia locale di Venezia - incaricata di accompagnate il diciottenne nel Centro piemontese - di trattenerlo oltre e portando il giudice a cambiare il decreto di espulsione in un via del tutto volontario. Fatto sta che da quella notifica, di lui si sono perse le tracce in tutti i sensi.
«CASO CHIUSO»
Sulla mancata espulsione e sul suo «inghippo», per dirla come il comandante Agostini, il questore di Venezia, Maurizio Masciopinto, aveva aperto un'indagine interna arrivata alle battute finali. «Nella nostra struttura ha funzionato tutto perfettamente. L'Ufficio Immigrazione si è mosso come fa sempre, con il massimo della professionalità non commettendo alcuna sbavatura - commentava ieri mattina il questore Masciopinto, al termine dell'incontro con il capo della polizia di Stato, Franco Gabrielli, ieri a Venezia - Le criticità che abbiamo affrontato servono ad affinare ancora di più i nostri sistemi già rodati, che hanno funzionato bene in questa situazione. Il caso è chiuso? Sì, lo è». Resta una domanda: dov'è Koubyb?
Nicola Munaro
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Il Gazzettino