Tac urgente per un tumore, attesa di 45 giorni e va da un privato: «Rischiavo troppo»

Tac urgente per un tumore, attesa di 45 giorni e va da un privato
MONTEBELLUNA - Nel pubblico avrebbe dovuto attendere la seconda metà di agosto per fare una Tac urgente per un sospetto tumore. Un mese e mezzo, insomma. Nel...

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MONTEBELLUNA - Nel pubblico avrebbe dovuto attendere la seconda metà di agosto per fare una Tac urgente per un sospetto tumore. Un mese e mezzo, insomma. Nel privato, invece, attraverso la libera professione, sempre all’interno dell’ospedale, ha trovato posto per dopodomani. Alla fine la paziente ha deciso di pagare per non dover aspettare troppo. Si tratta dell’odissea appena vissuta da una signora di 63 anni. La nuova ondata del Covid ci mette ancora una volta lo zampino rallentando visite ed esami. Non solo perché gli ospedali stanno tornando gradualmente a riempirsi a causa dell’aumento dei ricoveri di pazienti positivi. Ma anche perché in alcuni casi il virus colpisce direttamente medici, infermieri e operatori dell’Usl della Marca.

IL PROBLEMA

L’unità di Radiologia di Montebelluna, in particolare, sta lavorando con meno di metà del personale: 3 medici su 7. In queste condizioni i rallentamenti sono inevitabili. Tanto più in un settore che, oltre a dover recuperare il pregresso, è subissato dalle nuove richieste di prestazioni. Basti pensare che solo tra febbraio e aprile nella Marca ne sono state chieste oltre 271mila. Cioè 26mila in più rispetto allo stesso periodo del 2019, quando l’epidemia ancora non c’era. «Per quanto riguarda la Radiologia di Montebelluna - fa il punto Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria - due specialisti sono in isolamento perché positivi e altri due sono da poco andati in pensione. Al momento ne restano in servizio tre. E si fa un po’ di fatica». Dopo alcuni esami, il medico aveva prescritto alla 63enne una Tac all’addome con contrasto da fare con urgenza, nel giro di 10 giorni, priorità B. Non c’è ancora l’esito dell’esame istologico. «Ma il dottore è stato comunque chiaro» specificano dalla famiglia. Chiamando il Cup per prenotare nel pubblico, la signora si era vista fissare l’appuntamento per il prossimo 23 agosto a Castelfranco. Tra un mese e mezzo, appunto. Chiedendo la libera professione in ospedale, invece, ha trovato posto già per il 12 luglio a Montebelluna.

LA SPINTA AL PRIVATO

«Questo dimostra come la spinta verso i servizi privati a pagamento sia diventata una triste e grave realtà -è lo sfogo del marito della signora- dopo la prescrizione della Tac è iniziato il calvario: non c’è posto, dobbiamo rimandare, non ci sono medici disponibili, non siamo in grado di rispettare i tempi e così via». «Sentito l’ufficio relazioni con il pubblico dell’Usl, alla mia affermazione che si tratta di un esame salvavita mi sono sentito rispondere che era il quarto che gli diceva la stessa cosa quel giorno -aggiunge- la cosa che fa più pensare è che prenotando l’appuntamento a pagamento, sempre in ospedale, l’abbiamo invece ottenuto tre giorni prima del termine previsto dalla ricetta. Certo, sborsando 400 euro». Il direttore generale dell’azienda sanitaria è il primo a conoscere il problema. Detto che la libera professione in ospedale è prevista e codificata a livello generale, l’Usl sta facendo tutto il possibile per ridurre le attese. «Monitoriamo le liste d’attesa in tempo reale -sottolinea Benazzi- la signora sarebbe stata richiamata proprio la settimana prossima perché si era liberato un posto per poter eseguire la Tac entro la fine di luglio. In questo periodo siamo subissati dalle richieste -conclude- e stiamo davvero cercando di fare tutto il possibile affinché nessuno rimanga indietro». 

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Il Gazzettino