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TREVISO - «Se uno vuole fare chiarezza e non ha nulla da nascondere non resta a Dubai, ma torna in Italia e va a confrontarsi con gli inquirenti e le persone danneggiate». È una stoccata, ma anche un appello quello che Bruno Barbieri, vicepresidente del Codacons, rivolge a Christian Visentin, il direttore commerciale della New Financial Technology ltd. La società basata a Silea è al centro di un caso di cui si stanno interessando anche la Guardia di Finanza e la magistratura: dopo aver raccolto somme molto ingenti (si stima fino a cento milioni di euro), dietro la promessa di succosi guadagni, per operazioni in criptovalute, finora non ha tenuto fede agli impegni. E ora gli investitori, molti anche trevigiani, cercano di capire che fine abbiano fatto i loro soldi.
LA TESTIMONIANZA
Nei giorni scorsi, il manager ha diffuso un video in cui assicurava di volerci mettere la faccia e di essere al lavoro per risolvere i problemi tecnici che, a suo dire, avrebbero impedito di eseguire i pagamenti. L'orologio di un tablet, appositamente inquadrato per dimostrare l'attualità del filmato, evidenziava come l'uomo si trovasse nella città degli Emirati Arabi, dove Nft ha una sede. «La cosa migliore sarebbe venire in Italia e andare in Procura a chiarire la propria posizione - ribadisce Barbieri - Se si tratta semplicemente di investimenti andati male e Nft ha agito con tutte le autorizzazioni per questo tipo di attività, nessuno gli punterà una pistola alla tempia. Purtroppo, già in passato altri hanno fatto tante promesse rimanendo all'estero». Il Codacons è tra le associazioni di consumatori più attive sul tema e lunedì sera ha organizzato un incontro in videoconferenza sull'affaire. Dopo quelle già tenute nelle scorse settimane anche nella Marca, ne sono in programma altre in presenza il 3 settembre sia a Treviso sia a Pordenone.
LE INDAGINI
Ora toccherà alla magistratura accertare se vi siano gli estremi di un'eventuale truffa a schema piramidale o di altri reati. L'avvocato, peraltro, ha rimarcato come le stesse persone coinvolte dovevano (o avrebbero dovuto) essere consapevoli che si trattava di operazioni ad alto rischio, non fosse altro per i rendimenti garantiti (al 10%) ben superiori rispetto alla media. Ciò non toglie che la società debba rispettare i contratti. Il Codacons, dunque, suggerisce di sporgere denuncia querela entro 90 giorni da quando i fatti sono divenuti di dominio comune. Premessa indispensabile per potersi poi costituire parte civile in caso di rinvio a giudizio (lo farà la stessa associazione) e per richiedere un risarcimento, qualora si arrivi ad una condanna in sede penale. Sarebbe poi possibile comunque procedere con un'azione civile, ma questa strada è più lunga, costosa e comporta l'onere della prova e il rischio del pagamento delle spese legali della controparte in caso di soccombenza.
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Il Gazzettino