Medico militare ed ex vicesindaco con troppi incarichi, rinviato a giudizio per truffa e false dichiarazioni

VENEZIA Processo in vista per l'ex vicesindaco di San Donà
SAN DONA' DI PIAVE - Rinviato a giudizio per truffa e false dichiarazioni. Sarà il Tribunale a dover decidere del caso del dottor Oliviero Leo, medico militare con...

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SAN DONA' DI PIAVE - Rinviato a giudizio per truffa e false dichiarazioni. Sarà il Tribunale a dover decidere del caso del dottor Oliviero Leo, medico militare con studio a San Donà di Piave e Padova, dove esercita anche come dentista, che per dieci anni è stato pure medico di famiglia a Cavallino Treporti.

Troppi incarichi per il dottore, già assessore e vicesindaco a San Donà, che non potevano conciliarsi, secondo l’accusa, con i limiti imposti dalla convenzione che regola l’attività di un medico di medicina generale dell’Ulss. Ieri il giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Alberto Scaramuzza, ha rinviato a giudizio il medico, accogliendo la richiesta del pubblico ministero che ha condotto le indagini, Federica Baccaglini. In udienza si erano già costituite parte civile le Ulss per cui in medico aveva lavorato, chiedendo complessivamente mezzo milione di danni (334mila l’Ulss 3, 186 l’Ulss 4). Per il proscioglimento si era battuta la difesa, con l’avvocato Nadia Forlin, sostenendo che i limiti previsti per l’attività di medico di base non valgono per i medici militari. Ma il gup ha optato per il rinvio a giudizio. Prima udienza il prossimo 11 luglio. «Riproporremo le nostre argomentazioni in dibattimento - ha commentato l’avvocato Forlin -. A nostro parere la norma è chiara: si applica l’articolo 210 dell’Ordinamento militare che fa cadere l’impianto accusatorio».


Sarà un processo combattuto. I fatti contestati risalgono al periodo 2014-2019. Anni in cui il medico militare, convenzionato con l’Ulss, lavorava come dentista, forniva consulenze medico legali per le assicurazioni, collaborava con le motorizzazioni per le visite per il rinnovo patenti e con aziende come medico per il lavoro. Tutte attività private a tempo pieno, secondo l’accusa, ben oltre il limite consentito dalla normativa di cinque ore settimanali di lavoro privato. Tetto che secondo la difesa, però, non si applica ai medici militari. Un quesito in questo senso era stato fatto anche al ministero che aveva dato il suo via libera alla convenzione con il dottor Leo. Interpretazioni diverse che ora saranno al centro del processo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino