Fatture false di telefonia per 23 milioni, in carcere la "mente" e due prestanome

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PADOVA Al termine di complesse indagini  nei confronti di numerosi operatori nel settore elettronica e telefonia, la Guardia di Finanza di Padova ha eseguito una serie di perquisizioni e 3 arresti (2 ai domiciliari) nei confronti dell’amministratore di una società padovana e dei suoi due prestanome, rei di aver utilizzato fatture false per 23,5 milioni di euro, evadendo l’Iva per circa 5,1 milioni.

 

Le indagini condotte dalla Compagnia di Este hanno anche accertato il riciclaggio di somme derivanti dai reati fiscali per circa 2,8 milioni di euro. I Finanzieri, coordinati dalla Procura di Padova, hanno quindi eseguito il sequestro delle somme sottratte alle casse dell’Erario e di quanto riciclato per complessivi 7,9 milioni di euro, seguendone le tracce fino a Dubai. Tra i beni sequestrati, oltre a quasi 850mila euro tra depositi in conto corrente e denaro contante, anche automobili e altri beni di lusso nonché un immobile.

L’indagine, denominata “Se Telefonando…”, ha tratto origine da una verifica fiscale condotta dalla Compagnia di Este nei confronti di una società di Padova, risultata essere il terminale di numerosi e diversi meccanismi fraudolenti, amministrata da G. N. (55 anni, di Torreglia, ma di fatto residente a Galzignano Terme), e formalmente di proprietà di S. D. (quarantenne di Galzignano) e di G. S. (unica donna del gruppo, 51enne di Este). Gli indagati avevano creato numerosi ostacoli alle attività di accertamento, utilizzando società create ad hoc su tutto il territorio nazionale intestate a prestanome o rilevandone altre già operanti nel medesimo settore. Benché tutte le società coinvolte nella frode presentassero una contabilità formalmente ineccepibile, alcuni particolari (ad esempio sedi operative inadeguate, consumi energetici, mancanza di particolare know how degli amministratori) hanno insospettito i finanzieri sulla reale ed effettiva operatività dei soggetti coinvolti, a vario titolo, nella frode.


Inoltre, il flusso “a sei zeri” dei capitali “investiti” in azienda dai due soci fittizi (l’uno lavoratore dipendente e l’altra ex commessa part time, privi, entrambi, delle capacità reddituali e professionali per porre in essere operazioni di finanziamento milionarie) ha portato i Finanzieri ad indagare a ritroso sulle vicende societarie e processuali di G.N., fino a scoprire una sequela di giroconti funzionali a sottrarre le somme di denaro alle pretese dell’Erario. L’operazione delle Fiamme gialle, grazie anche alle importanti somme oggetto di sequestro preventivo (che in caso di condanna saranno definitivamente incamerate dallo Stato), rispecchia la trasversalità delle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, finalizzate alla tutela del corretto funzionamento del mercato a beneficio degli operatori economici onesti.
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Il Gazzettino