Truffa criptovalute, gli indagati Nft salgono a 10: «Nel mirino anche i trader»

Truffa criptovalute, gli indagati Nft salgono a 10 oltre a Visentin e Giullini
TREVISO - «Quanto sta accadendo a Dubai non pregiudica l'inchiesta che stiamo portando avanti qui a Treviso. Che si sta allargando, colpendo non solo gli...

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TREVISO - «Quanto sta accadendo a Dubai non pregiudica l'inchiesta che stiamo portando avanti qui a Treviso. Che si sta allargando, colpendo non solo gli amministratori ma anche gl intermediari». Già, perché il numero di indagati riguardo alla truffa milionaria della New Financial Technology di Silea è salito a dieci. E non si tratta di un numero definitivo, anzi. Il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Treviso, Francesco De Giacomo, conferma che il lavoro prosegue in maniera incessante: «Il nucleo frodi tecnologiche sta ricostruendo ogni singolo passaggio di denaro in diversi Paesi d'Europa - sottolinea - Trattandosi di criptovalute, oltre che di denaro vero e proprio, l'analisi delle stringhe alfanumeriche risulta ancora più complessa». Motivo per cui nel mirino degli inquirenti non sono finiti soltanto gli ex amministratori della Nft ma anche i trader, che si affiancano agli agenti già iscritti nel registro degli indagati. Se l'indagine si allarga le maglie, a quanto pare, si stanno stringendo. Così come si sono strette le manette ai polsi dell'avvocato Emanuele Giullini, in carcere a Dubai da giovedì scorso, destinatario di un ordine ristrettivo da parte dell'autorità giudiziaria emiratina, che ha braccato anche Christian Visentin, 46enne di Conegliano.

Le condotte

I guai giudiziari che riguardano i due ex vertici di Nft negli Emirati Arabi nulla hanno a che fare con iniziative della Procura di Treviso. Ma riguardano, in sostanza, la stessa tipologia di condotta, ovvero il reato di truffa aggravata che a Dubai viene inteso come due tipologie distinte di illecito: tradimento e azioni contro la fiducia. In caso di colpevolezza si rischia una pena fino a dieci anni di reclusione. A mettere gli investigatori emiratini sulle tracce dei due ex soci (che si accusano a vicenda) è stata un'agenzia di investigazione privata assoldata dall'avvocato bellunese Paolo Patelmo il quale, rappresentando circa 400 "truffati" e appoggiandosi a uno studio legale di Dubai, ha depositato una denuncia querela nel Paese arabo per «andare a recuperare direttamente le somme sottratte dove i presunti autori del raggiro si erano rifugiati». Non solo: secondo la Guardia di Finanza di Treviso era proprio Dubai la destinazione finale dei soldi spillati agli investitori, che poi sarebbero stati messi al sicuro in una banca privata svizzera, dove risulta risiedere al momento Mauro Rizzato, 55enne di San Pietro di Feletto, il terzo socio della Nft (ex direttore commerciale della società come Visentin, ndr) e l'unico al momento non ancora destinatario di misure restrittive.

Il raggiro

Stando alle indagini le vittime della truffa della Nft sarebbero addirittura 6mila, per un buco che sfiora i 300 milioni di euro. Cifre da capogiro che nascondono anche storie dolorose, come affermato dallo stesso avvocato Patelmo. Ad esempio, tra i suoi clienti c'è una donna che, per avere il budget necessario per sottoporsi a un intervento chirurgico negli Stati Uniti, aveva cercato di far fruttare il suo capitale iniziale con quello che le era stato dipinto come un investimento sicuro. Il denaro, però, invece di rendere il 10% mensile si è di fatto volatilizzato. Così come i quasi due milioni di euro investiti da una cordata di imprenditori svizzeri che avevano in mente di realizzare un progetto umanitario in Africa. Storie, tante storie, che hanno tutte la stessa conclusione: «I soldi dati alla Nft sono tutti spariti» chiude l'avvocato Patelmo, che nel frattempo ha annunciato di voler intraprendere azioni legali anche in altri paesi europei, a cominciare dalla Svizzera.

 

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Il Gazzettino