Truffa criptovalute. Christian Visentin, socio Nft: «Ma quale latitante. Sono nella mia casa di Dubai, nessuno è venuto a cercarmi»

TREVISO - «Quale latitante. Non mi sono rifugiato a Dubai, ci vivo regolarmente da qualche tempo portando avanti qui la mia attività lavorativa e mi sono sempre...

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TREVISO - «Quale latitante. Non mi sono rifugiato a Dubai, ci vivo regolarmente da qualche tempo portando avanti qui la mia attività lavorativa e mi sono sempre reso disponibile alle autorità senza mai scappare». Christian Visentin, 47enne di Conegliano, ex direttore commerciale della New Financial Technology di Silea, rompe il silenzio dopo le voci di un suo arresto da parte dell'autorità giudiziaria degli Emirati Arabi. «Vivevo e vivo tuttora con un regolare contratto d'affitto a mio nome in un appartamento, dal quale non mi sono mai mosso». L'immobile si trova a Dubai Marina, lo stesso che l'agenzia di investigazione assoldata dall'avvocato Paolo Patelmo, che ha presentato denuncia per conto di circa 400 investitori della Nft proprio nella città che si affaccia sul Golfo Persico, aveva indicato alle autorità emiratine come dimora di Visentin. Che, tramite il suo legale, l'avvocato ligure Paolo Gianatti, sottolinea che «ad oggi non c'è alcun divieto di lasciare il Paese», segno di non aver a carico alcuna misura restrittiva. «Il mio assistito si presenterà spontaneamente all'autorità giudiziaria degli Emirati. Come già espresso a favore della Procura di Treviso, Visentin è pronto a mettersi a disposizione dell'autorità giudiziaria per l'esatta ricostruzione dei fatti e per ogni esigenza di chiarimento» chiude l'avvocato Gianatti.

Il Dubai gate, gli indagati di Nft

Chiamarlo "Dubai gate", a questo punto, non sembra per nulla campato in aria. Le informazioni che arrivano dall'emirato sono frammentarie, e spesso contraddittorie. A conferma che la collaborazione con le autorità italiane non sono proprio così limpide. Ad avere un contatto diretto, attraverso l'avvocato Salman Lutfi, è stato finora il legale bellunese Paolo Patelmo. È stato lui, promuovendo un'azione legale per «andare a cercare i soldi dove sono stati nascosti», a mettere gli investigatori di Dubai sulle tracce di due dei principali indagati nella vicenda Nft: Visentin, appunto, e l'avvocato romano Emanuele Giullini, l'unico che al momento risulta braccato. «Ha fornito la sua versione dei fatti all'unità di investigazione finanziaria di Dubai e poi è stato rilasciato - aveva spiegato il suo legale, l'avvocato Nicola Bonino - Ora è sottoposto a un travel ban, una misura assimilabile a un divieto di espatrio dal paese». Misura che, a quanto pare, non tocca Visentin il quale, per bocca del suo difensore, ha annunciato di aver già concordato con le autorità emiratine un incontro per dare la propria versione dei fatti. Probabilmente, stando alla memoria difensiva consegnata alla Procura di Treviso, ha intenzione di ribadire come non fosse lui la mente del raggiro milionario (che si stima superi i 300 milioni di euro per una platea di investitori raggirati che si aggira sulle 6mila unità, ndr). Il colloquio si dovrebbe tenere nei prossimi giorni (non è stata comunicata una data precisa, ndr), e in linea teorica comunque successivamente all'udienza di Giullini, fissata per lunedì, in cui i giudici decideranno sul suo rinvio a giudizio.

La promessa

Emanuele Giullini, chiamato a rispondere di «tradimento» e «azioni contro la fiducia», rischiando in caso di condanna una pena che può arrivare fino a dieci anni di reclusione, ha già annunciato di voler risarcire i circa 400 investitori che hanno sporto denuncia contro di lui a Dubai. Sul piatto ha messo 40 milioni di euro, stando a quanto riferito dal suo legale. Per perfezionare i pagamenti avrà circa sette mesi, ovvero il tempo necessario perché le autorità arrivino a emettere una sentenza. Nel caso i soldi finissero davvero nelle tasche dei "truffati", i reati contestati in base alle nuove norme introdotte dal governo degli Emiratio Arabi si estinguerebbe. Circostanza a cui Giullini punta per continuare ad avere la fedina penale pulita agli occhi delle autorità arabe.

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Il Gazzettino