Truffa delle criptovalute, sentite le vittime di Nft. L'avvocato Barbieri dalle Fiamme gialle

L'avvocato Bruno Barbieri dalla Guardia di Finanza per la truffa delle criptovalute nft
TREVISO - Hanno ricostruito davanti alla Guardia di finanza le modalità attraverso le quali sono stati indotti a investire in criptovalute attraverso la New Financial...

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TREVISO - Hanno ricostruito davanti alla Guardia di finanza le modalità attraverso le quali sono stati indotti a investire in criptovalute attraverso la New Financial Technology (Nft) a fronte della promessa di rendite sicure del 10% al mese. Nei prossimi giorni continueranno a raccogliere tutti i dettagli utili: estratti conto, bonifici, nomi e cognomi delle persone, fantomatici broker, che hanno proposto le operazioni. Il Codacons farà da collettore. Dopodiché scatteranno le denunce collettive contro la società, nata a Silea ed emigrata a Londra senza distribuire alcun interesse e soprattutto senza restituire nemmeno i capitali. Insomma, lasciando tutti con un pugno di mosche in mano. E a questo punto l'associazione dei consumatori potrebbe costituirsi parte civile.


BUCO MILIONARIO
Il nodo è enorme. Le stime parlano di oltre 100 milioni di euro raccolti tra 6mila persone che, senza giri di parole, ritengono di essere stati clamorosamente truffati. Buona parte delle quali residenti nel trevigiano. Adesso sono stati mossi i primi passi coordinati dall'associazione dei consumatori per andare alla ricerca dei denari perduti. Nemmeno 24 ore dopo la riunione con un gruppetto di investitori all'hotel Continental, ieri mattina l'avvocato Bruno Barbieri, vicepresidente del Codacons nazionale, ha riposto alla convocazione arrivata dalla Guardia di finanza di Treviso, già impegnata nelle indagini sulla società anglo-trevigiana finita nella bufera. Con lui c'erano una ventina di investitori. «L'incontro è stato cordiale. Da parte nostra, opereremo come collettore, in modo che non ci si debba rapportare con un'infinità di singoli soggetti spiega il vicepresidente del Codacons è fondamentale che le indagini siano già partite. Adesso siamo nella fase delle informative: bisogna ricostruire quanto successo raccogliendo tutti i documenti esistenti. E di seguito si potrà procedere con denunce accurate».


L'ASSEMBLEA
Nella riunione di domenica erano già stati distribuiti i moduli da portare in tribunale per nomina di persona offesa, atto fondamentale per richiedere i documenti necessari a presentare la denuncia vera e propria. Si parte da qui. «Stiamo lavorando sul caso, in stretta sinergia con la Procura della Repubblica - conferma il colonnello Francesco De Giacomo, comandante della Guardia di finanza di Treviso - ma la delicatezza e la complessità degli accertamenti in corso impongono il rigoroso rispetto delle esigenze di riservatezza». La speranza di poter recuperare almeno qualcosa non manca. Ad oggi ci sono sei indagati: quattro soci della Nft e due sedicenti broker. Sedicenti perché, come sottolineato dal Codacons, la società non era autorizzata dalla Consob a operare con la raccolta finanziaria in Italia. «Ci sono più persone coinvolte, compresi broker e intermediari che fino ad ora non sono emersi in modo chiaro - evidenzia Barbieri - e questo consente di aumentare le probabilità di un esito positivo». Alcuni investitori hanno rivelato di aver firmato contratti con società con sede in Romania. Altri di aver eseguito bonifici su una piattaforma specializzata con base in Lituania. E così via. L'importante è non perdere tempo. «Per tentare di assicurare agli eventuali danneggiati il sequestro dei fondi necessari - ribadisce Barbieri - per consentire loro, un domani, una volta accertare eventuali responsabilità di chi aveva il compito di gestore, di rientrare in tutto o almeno in parte delle perdite subite, qualora il comportamento delle persone che si sono occupate degli investimenti non sia stato trasparente».


L'ALLERTA


Anche per questo il suggerimento è di tagliare definitivamente i ponti con la società o con altre sigle che dovessero proporsi dicendo di poter recuperare le somme. «In altre occasioni ci sono state piattaforme che promettevano alle persone il recupero del denaro tira le fila il vicepresidente del Codacons ma l'esperienza ci dice che in questo modo si rischiano solo ulteriori perdite». Il 3 settembre, intanto, il Codacons terrà una riunione con gli investitori anche all'hotel Santin di Pordenone. E nei giorni seguenti potrebbe essere organizzata un'assemblea pure a Bologna. L'associazione continua a ricevere segnalazioni. I riferimenti restano il numero verde 800.050800 o lo 051.312611. I contorni del buco delle criptovalute si allargano sempre di più. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino