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Una Giustizia sui territori, per i territori. Altro che destra accentratrice e centralista. Il governo ha un piano per riaprire i “mini-tribunali” da Nord a Sud. Abruzzo, Campania, Calabria, Toscana, Lombardia, Veneto. A dieci anni dalla riforma del governo Monti che ha abbattuto la scure su decine di piccoli e medi palazzi di giustizia della provincia italiana, ecco aprirsi uno spiraglio per la loro riapertura. Più di uno spiraglio, in effetti.
La riforma della “geografia giudiziaria” è parte integrante del programma del governo conservatore. Non a caso inserita nel collegato alla legge di Bilancio del 2022. Ora però la revisione della mappa dei tribunali italiani inizia a prendere forma ed è finita sulla scrivania della Commissione Giustizia al Senato, sotto gli occhi vigili di Fratelli d’Italia che segue il dossier con il senatore Ernesto Rapani.
LA RIFORMA
Un passo indietro. Tra i primi provvedimenti del governo Monti, siamo nel 2012, la riforma taglia-tribunali, tassello-chiave della spending-review montiana, fu presentata come una «svolta epocale». I numeri confermarono le attese. Sotto la tagliola finirono 667 uffici del giudice di pace, 220 sezioni distaccate di Tribunale e 31 tribunali. Diversi dei quali gravati da inefficienze e carenze di personale. Ebbene, ora a via Arenula si pensa di invertire il trend, almeno in parte. Si partirà dai “tribunalini” che da dieci anni hanno chiuso i battenti.
Una lista parziale è stata stilata dai Consigli regionali che hanno inviato in Parlamento ciascuno una proposta di legge per riportare in vita i “suoi” tribunali di provincia.
IL PRESSING
In pressing c’è ovviamente la Lega che anche nella battaglia per i “tribunalini” scorge un’occasione per difendere la causa autonomista. Sicché anche le leghiste Lombardia e Veneto sono tra le Regioni che bussano alla porta di via Arenula. Solo nel distretto giudiziario di Milano sono decine le sedi chiuse nel 2012, dalle sezioni di Cassano D’Adda e Legnano a quelle di Cantù e Busto Arsizio. Mentre in Veneto ha la benedizione del governatore Luca Zaia il progetto di un “Tribunale della Pedemontana”, tra Padova e Vicenza. Un’idea che certo non è trascurata dai due veneti a capo di via Arenula, da un lato Nordio, dall’altro il sottosegretario leghista Andrea Ostellari e convince anche il meloniano Andrea Delmastro, «non è più l’epoca in cui lo Stato arretra, spegnendo luci di legalità sul territorio» diceva lo scorso aprile. Il Guardasigilli ha promesso che si andrà avanti, «l’intenzione di questo ministero, anche di questo governo, è di riconsiderare tutta questa serie di riduzioni che sono state fatte». Ma servirà prudenza. Al netto dei costi, c’è il nodo del personale. Il governo è da tempo alla ricerca di nuove toghe tra concorsi straordinari e norme taglia-burocrazia per sopperire alle carenze della Giustizia italiana. Toccherà anche alla provincia, prima o poi.
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