Sulla sicurezza ha basato la propria campagna elettorale e della tolleranza zero ha fatto la priorità del suo mandato. Dopo controlli capillari e la guerra dichiarata allo...
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Sull’altare della pace urbana potrebbero quindi essere sacrificate le strutture dell’arredo urbano. Non ovunque però: solo in alcuni quadranti sensibili del centro: porta Altinia, via Roma, giardinetti Toniolo, scalinate e giardinetti Sant’Andrea, vicolo Orioli. Dopo la retata di giovedì pomeriggio, l’ennesima portata a termine dalla polizia urbana nel quadrante stazione Porta Altinia con la supervisione del sindaco, che ha portato a 50 identificati e al recupero di dosi nascoste nei vasi e nella vegetazione, arriva la proposta di una misura. L’assonanza è quasi immediata. Prima le panchine ora le fioriere. E’ storia infatti quando nel 1997 Giancarlo Gentilini pensò di sbullonare le sedute pubbliche per evitare i bivacchi. Ma Conte non desidera emulare azioni del passato. Nulla a che vedere insomma con un Gentilini bis: solo la ricerca di misure di contrasto di impatto e agevoli da mettere in pratica.
«Via Roma e Porta Altinia sono un quadrante che ci viene continuamente segnalato dai cittadini - argomenta Conte - dopo l’ultima azione abbiamo deciso di dare un segnale molto chiaro: chi vuole venire in città per spacciare ha sbagliato indirizzo. Seguiranno altre azioni importanti legate al fenomeno della compravendita e del consumo di droghe». Già in passato le fioriere e le siepi si sono rivelate luoghi di deposito e scambio di fumo e altre sostanze. Il senso è quello di rendere la vita sempre più difficile a spacciatori e tossici. Al punto da indurli a considerare la città una meta da disertare quasi spontaneamente. «Chi arriva nella Marca per delinquere deve sapere di non essere il benvenuto» ripete quasi come un mantra. Le fioriere senza dubbio non saranno la panacea di tutti i mali. Ma sono un primo modo per iniziare ad agire.
Non ovunque però: la città non perderà la sua bellezza. Dove le fioriere hanno una chiara funzione di arredo o sono posizionate secondo i dettami del protocollo Gabrielli in funzione antiterrorismo (ad esempio all’ingresso di Calmaggiore lato piazza Duomo o in corso del Popolo) continueranno a fare bella mostra di sè. «Ma nei luoghi di degrado della città, questi oggetti offrono validi appigli per agire indisturbati. Ed è lì che interverremo».
L’azione del neosindaco è concentrica: si è partiti dalle zone della tradizionale microcriminalità, ma presto si arriverà anche nei quartieri. «Lo chiedono i cittadini, che sempre più stanno diventando validissimi alleati nell’azione di ordine intrapresa». Insomma dalle parole ai fatti concreti in tempo zero. L’unico strumento tecnicamente possibile per adottare una misura di questo tipo è l’ordinanza. E proprio a questa sta pensando il sindaco. Ma anche ad una serie di altre azioni di tipo dimostrativo che verranno rese note nelle prossime settimane. Di fronte alla perplessità delle opposizioni il nuovo sindaco tira dritto. Insomma, anche a Treviso, è finita la pacchia.
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Il Gazzettino