TREVISO - Ieri il Bar Borsa, oggi Furla, domani forse Stefanel. Le luci spente su alcuni dei locali icona della città stimolano il dibattito sul futuro del centro...
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ULTIMO ADDIONon è passata inosservata la notizia dell'imminente chiusura di Furla, marchio storico per borse, calzature, accessori. Le vetrine dello shop si spegneranno in aprile, dopo 22 anni di servizio. E lo smantellamento del punto vendita segue l'incertezza legata al futuro dello store Stefanel, qualche manciata di metri più avanti. Inoltre sono note da tempo le questioni legate all'affitto di Coin, tanto che il gruppo cerca di altre sedi. Questi tasselli rischiano di disegnare la geografia di una piazza in dismissione. «La vera incognita è il futuro del palazzo della Borsa - aggiunge Mistro-. Finchè questa questione non sarà risolta è impossibile immaginare un rilancio della piazza». Non c'è dubbio che il bar Borsa manchi a molti. «Me lo dicono quasi ogni giorno i clienti. Manca anche a me. Ma in assenza di certezze non si poteva continuare. Ora ho buone aspettative sull'operazione in piazza Vittoria». Di fronte al Riccati, Mistro ha rilevato un'altra struttura storica della città, il bar Moretto, che aprirà in febbraio. «Dopo accurate valutazioni, tramontato il progetto del park Vittoria, credo che piazza Vittoria sia un luogo interessante: ci sono negozi, scuole, strutture». Sui motivi della crisi di piazza Borsa Mistro ha le idee chiare. «La città è sempre stata organizzata così: ci sono le piazze sacre, con le chiese, e altre commerciali. Entrambi luoghi di raccolta. Ma senza un bar la gente dove va? Raddoppiare la banca di Sondrio e togliere spazi ai negozi è stato un errore. E non credo che mettere in vetrina prosecchi e biciclette, come accade oggi al palazzo della Borsa, possa aiutare il ripopolamento. Immaginate cosa diventerebbe piazza dei Signori se Pino chiudesse: è chiaro che senza punti di socialità e senza negozi gli investitori non rischiano in un luogo così».
NUOVE ESIGENZEMa per Pozza è un errore circoscrivere il problema a piazza Borsa. «Sono persuaso che la crisi riguardi il modo in cui oggi si fanno gli acquisti. Il compratore, quando decide di dedicarsi allo shopping, vuole un luogo in cui trovare molta scelta concentrata, grande comodità di parcheggio. Lo dimostrano le code chilometriche all'outlet di Noventa. Non si riesce neppure ad entrare in autostrada. Ma, anche lì, il riferimento della piazza è imprescindibile. Al punto che le costruiscono di cartongesso per far sentire la gente a casa». La ricetta giusta non è semplice da trovare. Ma il potenziamento degli eventi è sempre un buon modo per esorcizzare il rischio desertificazione. «La pista di pattinaggio, ad esempio, è stata un'idea vincente perchè ha portato giovani e famiglie. Forse la struttura era troppo ingombrante e non bellissima, ma questo si può migliorare il prossimo anno», conclude Pozza. Esperienze come il successo della Loggia, amplificato anche dalla presenza del bar The Lodge, insegnano che un punto di ritrovo è un connotato essenziale per una piazza. «Ma è un fatto ovvio -conclude Mistro - il palazzo della Borsa ha aperto nel 1954, e da quell'anno c'è stato un bar. Noi siamo stati lì 14 anni e ci passava tutta Treviso. Il bar ha avuto un effetto traino anche sugli acquisti. Chiuso quello, con l'ipoteca sul futuro della sede per la Camera di Commercio, è iniziato il declino». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino