Cena con amici, bagno e malore: stroncata dottoressa di 45 anni

Roberta Marcon
TREVISO - Una normale giornata di lavoro in ospedale, il rientro a casa, la cena con amici, il clima rilassato del weekend alle porte. Nulla che lasciasse presagire la tragedia...

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TREVISO - Una normale giornata di lavoro in ospedale, il rientro a casa, la cena con amici, il clima rilassato del weekend alle porte. Nulla che lasciasse presagire la tragedia imminente. Poi, prima di coricarsi, Roberta Marcon, 45 anni, nefrologa dell’ospedale San Giacomo, si è infilata nella vasca da bagno. E quando dopo un po’ il suo compagno non l’ha vista uscire, è andato a vedere cosa fosse successo e ha fatto la tragica scoperta: la donna era morta.




Un malore improvviso, fatale, che non le ha dato scampo e che sembra essere inspiegabile. Per chiarire le cause del decesso, avvenuto venerdì sera nell’abitazione della coppia a Castelfranco, è stata disposta l'autopsia. La notizia della morte di Roberta ha scosso l'intero ospedale e in particolare il reparto in cui lavorava, diretto da Cataldo Abaterusso.



Originaria di Loreggia (Padova), Roberta Marcon si era laureata in medicina e chirurgia all'università di Padova. Era nota la sua attività di promozione della donazione degli organi, pratica essenziale per dare una speranza a molti dei suoi pazienti, tanto che lei stessa ha donato cornee e tessuti.



Era molto stimata dai colleghi e dai pazienti con i quali sapeva stabilire un contatto empatico eccezionale. Dal 2004 era responsabile del servizio di dialisi peritoneale e aveva contribuito a trasformare il centro di Castelfranco in un riferimento riconosciuto a livello italiano. Dal 2009 era diventata anche referente regionale per l'Usl 8 per i trapianti da vivente e pre-emptive (praticato preventivamente senza sottoporre il paziente a dialisi). Negli ultimi anni si era spesa senza riserve nella promozione della cultura della donazione e del trapianto e

dell'umanizzazione delle cure delle malattie renali.



«Con la scomparsa della dottoressa Marcon -commenta Cataldo Abaterusso- perdiamo una colonna portante del reparto di Nefrologia. Una persona speciale sia professionalmente che umanamente, con un'inesauribile sete di sapere, carisma e altruismo che tanto ha dato a noi colleghi ma soprattutto ai pazienti a cui sapeva trasmettere una carica umana fuori dalla norma, con un atteggiamento di dono che l'ha sempre contraddistinta». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino