Mulino Mandelli e il Brefotrofio di Sant'Artemio: ​b&b e cohousing sociale

Mulino Mandelli
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TREVISO - Mulino Mandelli e il Brefotrofio di Sant'Artemio: ecco come il Comune intende sbloccare aree ferme ormai da decenni puntando su turismo e cohousing sociale. Sono i buchi neri oggi ai margini della città, che domani potrebbero prendere forma con progetti smart. Il caso più eloquente riguarda i Mulini Mandelli. Ma anche l'ex Brefotrofio potrebbe ritrovare nuovo smalto con l'avvio di progetti ecosostenibili e del co-housing. Chiusi e dimenticati in attesa di un restauro mai partito, oggi gli edifici storici saranno fruibili non solo per la residenzialità ma anche per le attività produttive e soprattutto ricettive, come i B&B. In questo modo il Comune di Treviso intende stimolare l'appetibilità di un complesso di rara bellezza ma di complicata definizione.

NUOVA DESTINAZIONETramontata l'appetibilità di residenze di lusso, si cerca di puntare su destinazioni produttive, commerciali e ricettive per dare nuovo impulso alla vendita. L'immenso complesso artigianale dei Mulini Mandelli, nato nel XV secolo e abbandonato nel '90 del secolo scorso è oggi di proprietà di Bano, immobiliarista padovano, che però sta cercando di cedere il complesso. La riqualificazione ha occupato le discussione urbanistiche dal 2012 quando, dopo un lungo iter (la variante al piano ambientale del Parco del Sile approvata dalla Regione, il via libera di Comune e Provincia), alla fine è arrivato il progetto di edificazione per l'area. Di fronte alle richieste del liquidatore della società di riclassificare alcune zone di ripristino vegetazionale e modificare il Piano Interventi in modo da modificare le destinazioni per gli edifici storici, il Comune ha dato un sostanziale assenso.
Non accolta invece la domanda di realizzare un edificio pubblico tra gli edifici storici. Ecco quindi che la linea è quella di riconvertire senza possibilmente aumentare le cubature. Il complesso risulta in vendita: la speranza è che con la caduta di questi vincoli se ne possa stimolare la fruibilità. 
AREA PARCO STORGAAll'altro capo del territorio comunale, in un'altra area dove natura e architetture urbane si saldano rendendo Treviso un centro urbano circondato da piccole oasi naturali, già in area parco Storga ecco l'ex Brefotrofio. La Provincia, proprietaria dell'immobile, ha già provato tre volte senza fortuna a venderlo all'asta per una cifra sui 3,8 milioni di euro. Per questo motivo ha chiesto e ottenuto dal Comune la modifica delle norme tecniche di attuazione sulla futura destinazione del compendio. Nell'ambito della destinazione d'uso residenziale potranno essere ammessi co housing e eco villaggio dotati di servizi ascrivibili alle tipologie direzionale (servizi medici, di aggregazione, sportivi, culturali), di piccolo artigianato e commercio, ma solo ed in quanto strettamente funzionali alla residenzialità del co-housing e dell'eco villaggio. Tra le richieste anche quelle di accorpare le nuove unità ai complessi già esistenti salvaguardano il patrimonio ambientale, paesaggistico e di pregio storico.

ECOSOSTENIBILITA'In quest'ottica la progettazione dovrà quindi organizzare un'area di rispetto in prossimità del fiume Storga con utilizzo di materiali essenze arboree autoctone per valorizzare la conservazione dell'ecosistema. Ecco che insieme alle novità dell'ex consorzio Agrario (destinazione commerciale in minima parte e invece da preferire la residenza con la costruzione di un nuovo fabbricato di almeno 4 piani) la rivoluzione Mom in via Polveriera e l'apertura al progetto di Setten all'ex Bastione Camuzzi (accolta l'altezza massima a 15 metri e le destinazioni d'uso residenziale commerciale ricettiva direzionale e culturale), la giunta Conte punta soprattutto a ridare nuova vita e nuovi investimenti alle aree dismesse della città privilegiando il tracciato della Restera. Che nei prossimi anni, anche grazie ad operazioni come il bosco verticale di Ca' delle Alzaie conoscerà un'autentica rinascita. 
Elena Filini Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino