TREVISO - Do a te Pietro da Canal quietanza di tutto ciò che è contenuto e si legge in una carta manifestacionis rogata a Candia dal notaio Benedetto da Milano il 13...
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LA PRONTEZZAGiulia, tra le tante cose fatte all'Archivio, si è occupata anche della digitalizzazione del registro-inventario del fondo Diplomatico redatto dall'Abate Bailo. Un tomo di discrete dimensioni vergato con l'elegante grafia dell'abate e che racchiude l'elenco di oltre 7mila pergamene custodite nei depositi trevigiani. «Stavo ricopiando il registro del Bailo per farne una trascrizione digitalizzata - racconta la studentessa - e in questo lavoro molto spesso ci si imbatte in cose particolari. Talvolta si è stimolati ad approfondire». Come in questo caso: «Sfogliando le pagine ho letto quella nota redatta del Bailo riguardante il documento classificato come 6648. La dicitura riportava l'anno, 1320, il mese e il nome di Filippo Spinelli, prete notaio che aveva redatto una carta di sicurtà fatta da Marco Polo figlio di Nicolò. Prima di avvisare il direttore ho voluto eseguire una piccolissima ricerca personale. Mi sono chiesta: può essere che questo citato sia quel Marco Polo? Quindi ho verificato se Marco Polo in quell'anno potesse essere ancora in vita e se effettivamente suo padre si chiamasse Nicolò. Quando ho avuto queste piccole certezze, ne ho parlato al direttore perché mi sembrava che fosse una cosa degna di nota». Il direttore Antonio Bruno, studioso brillante e appassionato del proprio lavoro, ha subito voluto verificare l'esistenza del documento. Dai depositi è quindi stato prelevato il Fondo Diplomatico del Bailo contenente le 7700 pergamene originali, è stato delicatamente consultato fino a trovare quella numero 6648, dove si leggeva per due volte il nome di Marco Polo. C'è voluto un mese di accertamenti per avere la certezza di trovarsi davanti a qualcosa di nuovo, a una testimonianza mai vista prima e legata alle attività commerciali della famiglia Polo.
SODDISFAZIONEGiulia ha già una mentalità da archivista esperta: «Sono ovviamente molo contenta. Oltre a mettere su computer questo registro ho svolto per l'Archivio anche altre attività approfondimento. Ma questo lavoro di ricopiatura andava fatto: è una grande opportunità di studio. Sono molto felice di aver trovato una cosa di questa rilevanza. Sicuramente ci potrebbe essere anche dell'altro materiale interessante custodito in un altro inventario o in un altro archivio. Per fare questo lavoro servono risorse: tante volte certi documenti storici non si trovano semplicemente perché ci deve essere qualcuno che li legga uno per uno. E per farlo servono tanto tempo e tante persone».
Paolo Calia Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino