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TREVISO - «Mi ero iscritta alla “Treviso in rosa” convinta di fare una camminata con le amiche. Invece è stata molto di più: un regalo del destino che mi ha salvato la vita». Nel 2019 Anna non sapeva di avere un tumore al seno. Si è accorta di quei due noduli grazie alla mammografia di screening fatta sfruttando il coupon trovato nella sacca di gara. Sì perché alla “Treviso in rosa”, manifestazione tutta al femminile, lo sport va a braccetto con la prevenzione. Organizzata da Trevisatletica e Corritreviso, la corsa vanta una stretta collaborazione con la Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori). E domenica prossima la manifestazione torna in presenza, dopo due anni di stop dovuti alla pandemia. Due anni in cui Anna, 61 anni, bibliotecaria veneziana, ha combattuto contro il cancro al seno. Oggi, dopo un calvario fatto di interventi chirurgici e terapie, il nemico è finalmente sconfitto.
UN REGALO DEL DESTINO
«Sarò sempre grata a quell’iniziativa: è come se il destino mi avesse teso una mano.
LA LOTTA
Una sacca rosa che la 61enne conserva ancora, come un cimelio. Dentro c’erano una bottiglia, una merendina, volantini e un coupon di sconto per una mammografia 3D alla Casa di cura Giovanni XXIII di Monastier. «La bottiglietta si era aperta e quasi tutto il contenuto della sacca si era rovinato. Tranne il coupon, segno che era destino che mi capitasse tra le mani. Era da un po’ che volevo fare una mammografia ma non mi decidevo mai. Lì ho trovato tutti i riferimenti e ho prenotato la visita». L’esito è stato un colpo a cui Anna non era preparata. «Stavo bene, non sospettavo di avere un tumore. Invece i noduli c’erano e sono stati scoperti in tempo». E rimossi, sempre nella clinica di Monastier, in un intervento che le è costato l’asportazione del seno destro, sostituito da una protesi. «Avevo superato altri gravi problemi di salute: un’emorragia cerebrale e una trombosi. Ma il tumore mi ha messa a dura prova perché non mi aspettavo un decorso così debilitante - confessa Anna -. Le terapie ormonali mi prosciugavano e forze. Per fortuna la mia famiglia e le mie amiche mi sono state vicine. Non smetterò mai di ringraziarle». Oggi quel periodo buio se l’è lasciato alle spalle. «Faccio delle visite di controllo periodiche, ma il peggio è passato - sospira la donna - e se sono qui a raccontarlo è anche grazie alla “Treviso in rosa”: diffondere la cultura della prevenzione è fondamentale. Significa salvare vite. La mia storia ne è la prova».
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Il Gazzettino