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TREVISO - Maria Teresa De Gregorio è il nuovo assessore ai Beni culturali, musei, biblioteche, teatro e al Turismo del Comune di Treviso. Dal primo gennaio entrerà ufficialmente in carica, assumendo le deleghe che nel passato mandato erano state di Lavinia Colonna Preti e che, in questa prima parte del suo secondo quinquennio, il sindaco Mario Conte aveva gestito direttamente. E’ stato il primo cittadino ad annunciare ai media, un po’ a sorpresa, il nuovo innesto in giunta, ieri a Ca’ Sugana: «E’ il regalo di Natale che ci facciamo: un regalo per l’amministrazione e per tutta la comunità trevigiana. Perché acquistiamo una persona con una straordinaria esperienza amministrativa e una rete di conoscenze importante, ma soprattutto una donna di grandissimo spessore umano».
IL PROFILO
De Gregorio, 68 anni, vanta una lunga carriera da dirigente nel settore cultura della Regione, culminata come direttrice della Direzione Beni, attività culturali e sport di Palazzo Balbi, retta per oltre un quindicennio fino a un paio di anni fa. Ha fatto inoltre parte della Commissione ministeriale cinematografia e della Consulta ministeriale per lo spettacolo, e ha presieduto la Commissione regionale di esperti per l’assegnazione del Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.
GLI INCARICHI
Nel frattempo, De Gregorio risolverà anche l’incompatibilità con la presidenza della fondazione opitergina (potrebbe, tuttavia, restare nel consiglio). Una volta preso possesso dell’ufficio in municipio con l’anno nuovo, sulla scrivania troverà, appunto, il dossier per la Capitale della cultura 2026: ieri, come simbolico passaggio di consegne, il sindaco le ha affidato il volumetto, insieme all’ultima edizione del Bollettino dei musei e degli istituti di cultura della città di Treviso. «Naturalmente ce la giocheremo fino in fondo. Il percorso verso la candidatura, però, è ancora più importante del risultato finale stesso: è l’opportunità per dar vita agli Stati generale della cultura trevigiana. Indipendentemente da come andrà a finire questa avventura, sarà un momento di crescita per tutta la città». L’idea di fondo è quella di una «cultura non fine a se stessa, ma strumento per altri valori, dalla sostenibilità ambientale, ai diritti umani e civili». Ma, naturalmente, non mancano neppure progetti ed eventi, compreso un nome come quello di Marco Goldin. «Goldin è uno dei maggiori interpreti della cultura trevigiana e certamente è presente all’interno del nostro dossier e mi piacerebbe lavorare insieme a lui in futuro, come auspico di poterlo fare con tanti altri curatori. Ovviamente, le grandi mostre, e non mi riferisco solo a Goldin, devono essere anche sostenibili finanziariamente. Però a fronte di grandi progetti, le risorse si trovano».
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