VILLORBA - Fino a due anni fa Florian Saraci, 32enne residente a Villorba ma originario dell'Albania, appariva come un ragazzo normalissimo. Era musulmano, ma non praticante....
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IL RACCONTO DELLA MOGLIE «Pretendeva di impormi i precetti del Corano, dovevo vestirmi come voleva lui, non potevo più vedere gli amici»
IL CAMBIAMENTO
Il cambiamento di Florian Saraci è stato vissuto in presa diretta nell'azienda di verniciatura di Villorba dove ha lavorato per dieci anni. Era entrato non ancora maggiorenne. E ci è rimasto fino a un anno e mezzo fa, quando ha spontaneamente scelto di licenziarsi. «All'inizio abbiamo accolto un ragazzo estremamente tranquillo. Si dava sempre da fare sul lavoro e non parlava mai di religione. Anzi, ricordiamo che non faceva nemmeno il Ramadan e mangiava carne di maiale senza problemi raccontano dall'impresa capitava anche di parlare delle stragi fatte dall'Isis. Noi commentavamo le notizie definendo gli uomini del califfato come assassini e delinquenti. E lui sottolineava che Allah non insegna la cultura della morte. Poi, un paio di anni fa, è completamente cambiato. All'improvviso. Da quanto sappiamo aveva iniziato a seguire un imam nella zona del veneziano. Si è radicalizzato con una velocità impressionante. Parlava solamente di Allah. Un'ossessione. Il riferimento ad Allah era diventato determinante in tutto e per tutto. Era la misura della sua vita. Non si riusciva nemmeno più a dialogare. Rispondeva alle domande, ma subito dopo riprendeva a parlare di religione». LE DIMISSIONI «Prima non seguiva minimamente il Ramadan aggiungono dopo, invece, non beveva una goccia di acqua nemmeno quando lavorava davanti al forno ad altissime temperature. Gli altri gli dicevano che si è comunque esentati dal digiuno più totale in condizioni difficili. Ma lui era incredibilmente determinato». Parallelamente aveva iniziato a frequentare assiduamente il centro islamico di Villorba. Passava più tempo lì che a casa. L'atteggiamento a quel punto ha iniziato a condizionare pesantemente anche la vita in famiglia, con la moglie e la figlia piccola. Nonostante questo, Saraci ha continuato il proprio lavoro. Anche se pure qui proprio a causa della sua radicalizzazione sono via via sorti dei problemi nelle relazioni con gli altri dipendenti di religioni diverse. E ancora di più con le donne. «Non si relazionava più con gli altri in modo spontaneo dicono dall'azienda con le donne, poi, il rapporto era ancora più difficile. Il lavoro gli consentiva di isolarsi mentre verniciava. Andava avanti così». Fino a un anno e mezzo fa, quando ha deciso di licenziarsi spiegando ai datori di lavoro che aveva bisogno di stare in spazi aperti. Da quel momento l'hanno incrociato una sola volta. C'è stato solo un rapido un cenno di saluto. Niente di più. «Noi l'abbiamo conosciuto come una persona che aveva voglia di lavorare. Una persona da rispettare concludono dall'impresa poi si è trasformato. Nonostante questo, però, va sottolineato, non è mai apparso come una persona pericolosa. Questo fino a quando è rimasto da noi. Non possiamo sapere cosa abbia fatto e cosa sia successo dopo»
. Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino