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PADOVA - All’inizio di marzo il pubblico ministero Sergio Dini ha chiesto l’archiviazione del fascicolo sul tram, aperto contro ignoti per i reati di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti e lesioni stradali colpose. Ma il Gip Domenica Gambardella ha respinto l’istanza, ordinando altri quattro mesi di indagini per identificare l’autista alla guida del metrobus la sera del 10 giugno del 2019, quando il mezzo è deragliato alla Guizza. A seguito di quell’incidente i carabinieri hanno effettuato tutta una serie di controlli, dando il via all’inchiesta sul tram, arricchita anche da tre esposti presentati da comitati di cittadini. Per la Procura, il serpentone blu Giotto, è sicuro e se si sono registrati errori sono riconducibili alla cattiva manutenzione.
IL FATTO
Era la sera di lunedì 10 giugno 2019, quando il tram appena partito dal capolinea Sud è deragliato in via Guizza.
IL FASCICOLO
E in effetti anche per la Procura se l’errore c’è stato, nei 26 incidenti presi in esame nel biennio 2017-2019, sarebbe riconducibile a una cattiva manutenzione. Gli inquirenti non hanno riscontrato reali problemi oggettivi del mezzo pubblico. Neppure i tanto vituperati ruotini, sarebbero stati la causa diretta dei deragliamenti del tram. Così come la sede promiscua e il degrado della resina di fissaggio della rotaia. È stato lo stesso ingegnere nominato dalla Procura per analizzare il sistema metrobus a non riscontrare nulla di anomalo. Insomma, per chi ha condotto le indagini il tram è un mezzo sicuro, tanto da chiedere l’archiviazione del fascicolo aperto contro ignoti per i reati di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti e lesioni stradali colpose. Ma il giudice per le indagini preliminare ha respinto la richiesta di archiviazione e ha ordinato altri quattro mesi di indagini: chiede che venga individuato il conducente del deragliamento alla Guizza del 10 giugno di tre anni fa.
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Il Gazzettino