Tram, respinta l'archiviazione dell'inchiesta sugli incidenti: il Gip ordina altre indagini

Mercoledì 21 Aprile 2021 di Marco Aldighieri
Padova, l'incidente al tram del 10 giugno 2019
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 PADOVA - All’inizio di marzo il pubblico ministero Sergio Dini ha chiesto l’archiviazione del fascicolo sul tram, aperto contro ignoti per i reati di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti e lesioni stradali colpose. Ma il Gip Domenica Gambardella ha respinto l’istanza, ordinando altri quattro mesi di indagini per identificare l’autista alla guida del metrobus la sera del 10 giugno del 2019, quando il mezzo è deragliato alla Guizza.

A seguito di quell’incidente i carabinieri hanno effettuato tutta una serie di controlli, dando il via all’inchiesta sul tram, arricchita anche da tre esposti presentati da comitati di cittadini. Per la Procura, il serpentone blu Giotto, è sicuro e se si sono registrati errori sono riconducibili alla cattiva manutenzione.

IL FATTO
Era la sera di lunedì 10 giugno 2019, quando il tram appena partito dal capolinea Sud è deragliato in via Guizza. Nell’incidente sono rimasti feriti tre passeggeri e il conducente. L’episodio è finito nel mirino dei carabinieri. I militari hanno acquisito le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza all’interno delle carrozze e in un secondo momento tutta una serie di documenti relativi al metrobus. Ed è scattata l’inchiesta da parte della Procura. L’autista di Busitalia aveva dichiarato: «Quando inizia a schizzare fuori dai binari, puoi solamente frenare e pregare. Anzi, più pregare che frenare. Il tram è come se fosse in coma, non ti risponde più». E ancora: «Molti di noi sostengono da tempo che la manutenzione è decisamente scarsa. Il problema di sicurezza esiste, proprio per questo motivo. Avevamo già avuto due deragliamenti simili all’Arcella, ma per fortuna in quel caso il tram andava a minor velocità e quindi gli incidenti erano stati di minor gravità. Nell’incidente dello scorso anno sempre alla Guizza, invece, c’era stato un guasto allo scambio. Ma un problema del genere non era mai capitato. Poteva andare decisamente peggio, poteva essere una tragedia».


IL FASCICOLO
E in effetti anche per la Procura se l’errore c’è stato, nei 26 incidenti presi in esame nel biennio 2017-2019, sarebbe riconducibile a una cattiva manutenzione. Gli inquirenti non hanno riscontrato reali problemi oggettivi del mezzo pubblico. Neppure i tanto vituperati ruotini, sarebbero stati la causa diretta dei deragliamenti del tram. Così come la sede promiscua e il degrado della resina di fissaggio della rotaia. È stato lo stesso ingegnere nominato dalla Procura per analizzare il sistema metrobus a non riscontrare nulla di anomalo. Insomma, per chi ha condotto le indagini il tram è un mezzo sicuro, tanto da chiedere l’archiviazione del fascicolo aperto contro ignoti per i reati di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti e lesioni stradali colpose. Ma il giudice per le indagini preliminare ha respinto la richiesta di archiviazione e ha ordinato altri quattro mesi di indagini: chiede che venga individuato il conducente del deragliamento alla Guizza del 10 giugno di tre anni fa. 
 

Ultimo aggiornamento: 17:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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