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VENEZIA - Una maledetta frazione di secondo. Quanto basta per stravolgere per sempre l’esistenza di una famiglia e di una comunità. La devastante tragedia di Santo Stefano di Cadore è un dramma quasi irreale in cui amici, conoscenti e familiari delle vittime non riescono ancora a riconoscersi. Tra questi c’è sicuramente Claudio Fregonese, titolare della Top Display di via Alta a Marcon, l’azienda pubblicitaria in cui lavorava da anni Marco Antoniello. «Non riusciamo ancora a credere a una disgrazia così grande - commenta -. L’idea che quel bravo ragazzo non sarà più qui con noi, che non lo vedremo più spostarsi senza sosta tra i reparti, ci spezza il cuore». In quell’azienda, in cui lavorava ormai da una dozzina d’anni, per tutti era diventato “Marcuccio”. «Marco era una persona buona, capace e collaborativa – continua Fregonese - non era solo un mio dipendente, eravamo anche molto amici. Lui e mio figlio Emanuele giocavano insieme a calcio da ragazzi». Marco era passato da un mestiere all’altro: prima aveva fatto il posatore per una falegnameria di Dese, a pochi chilometri di distanza. I genitori di Marco, ieri, erano a Santo Stefano. Nel condominio di via Monte Celo a Favaro, dove vivono, ieri non si parlava d’altro. «È una tragedia immensa - commentano i vicini - pensiamo al piccolo Mattia, era un tesoro. Tra dieci giorni (il 16 luglio, ndr) avrebbe compiuto 2 anni, come si può morire così?».
Famiglia falciata in Cadore, chi sono le vittime dell'incidente
L’amore con Elena era sbocciato qualche anno fa. Insieme avevano vissuto prima a Marcon per qualche mese, poi erano tornati alle “origini”, in quella via Ca’ Solaro in cui era nata Mariagrazia Zuin e in cui aveva scelto di rimanere con il marito Lucio: i nonni al civico 118, Elena e Marco al 38. La passione per il calcio aveva unito “genero e suocero” (anche se la coppia non era sposata): Marco aveva giocato nel Favaro e nel Marcon, Lucio era stato una vecchia gloria del Mestre e del Rovigo da giocatore, per poi intraprendere una lunga carriera da allenatore tra i dilettanti conclusa sulla panchina dello Jesolo una decina d’anni fa. «È stato il mister della nostra prima squadra nelle stagioni 2012/13 e 2014/15 - ha scritto la società in un post - e in passato anche grande preparatore dei portieri del Calcio Venezia, dove militava come numero uno il nostro responsabile del settore giovanile, Claudio Furlan.
Lucio era stato dipendente dell’Ulss 3 Serenissima, da poco in pensione, stessa azienda sanitaria in cui aveva lavorato per una vita la moglie Mariagrazia e in cui, ancora oggi, lavora la figlia Elena. «Questi sono eventi - ha commentato ieri il direttore generale Edgardo Contato - che non si dimenticheranno mai. Per l’azienda Ulss 3 è una giornata di quelle che rimarranno per sempre nella memoria. Lucio, Elena e Mariagrazia sono persone che hanno dedicato anni della loro vita al servizio della comunità. Non vogliamo alleviare quel dolore immenso, vogliamo dire solo che siamo lì: il vostro dolore è il nostro».
Una famiglia unita
Una famiglia molto unita. Allargata e molto unita: Elena e Marco hanno altri due figli, frutto di relazioni passate, che avevano un legame molto forte tra loro e con l’ultimo arrivato, il piccolo Mattia. Il 1° luglio, come tutti gli anni, avevano preso una casa in affitto a Santo Stefano di Cadore per una vacanza tutti insieme. Un momento di riposo e di pausa, questo doveva essere. Quell’auto che ha invaso la corsia e li ha travolti alle spalle, però, ha cambiato tutto. Ha stravolto quel momento, ha stravolto quello che sarà il resto della loro vita. «Da sindaco - ha commentato ieri mattina il primo cittadino Luigi Brugnaro - ma ancor più da padre, non posso che unirmi al dolore di Lucio, di Elena e di tutti i loro familiari che si trovano ad affrontare la vita sapendo di aver perso gli affetti più cari».
Il Gazzettino