Traffico illecito di rifiuti: 17 indagati, sequestrati una cava e automezzi

Traffico illecito di rifiuti: 17 indagati, sequestrati una cava e automezzi
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TREVISO - Dalle prime ore di questa mattina, a conclusione di una attività d'indagine svolta dai carabinieri del Noe di Treviso e coordinata dalla Procura della Repubblica di Venezia-DDA, i carabinieri del Gruppo per la Tutela dell'Ambiente di Milano, nelle province di Treviso, Venezia e Padova, in collaborazione con i Comandi Provinciali Carabinieri competenti, stanno eseguendo due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e cinque misure interdittive, oltre a numerose perquisizioni e sequestro di beni, emesse dal gip di Venezia a carico di appartenenti ad una banda responsabile di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Colpiti dai provvedimenti cautelari sono amministratori e responsabili di impianti e società nel settore della gestione dei rifiuti e dei trasporti. Complessivamente sono 17 le persone che risultano coinvolte nell'inchiesta e indagate a vario titolo. 


Fra gli indagati nell'ambito dell'operazione ci sarebbe anche un appuntato dei carabinieri in servizio nel trevigiano accusato di rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento personale per aver informato alcune fra le persone indiziate, nel corso delle indagini, sulla presenza di autoveicoli in dotazione al Noe nelle aree oggetto di osservazione. Le persone sotto inchiesta, due delle quali agli arresti, sono 17 e risultano a vario titolo coinvolti in un meccanismo di smaltimento improprio di rifiuti di risulta da attività di fonderia prelevati da un ex impianto da bonificare a Paese (Treviso).

Secondo la ricostruzione effettuata dagli investigatori, attraverso passaggi del materiale fra più siti di aziende impegnate nello smaltimento di rifiuti, lo stesso sarebbe stato conferito ad una discarica di Cison di Valmarino (Treviso) non autorizzata a gestire quel genere di sostanze nelle quali, fra gli altri, sarebbero presenti composti contenenti fluoruri e perciò da manipolare attraverso altri e più costosi canali.


L'illecito riversamento delle masse provenienti da Paese, circa 1640 tonnellate movimentate attraverso i soli 41 viaggi documentati, avrebbe perciò procurato vantaggi economici per 30 mila euro, cifra che però lieviterebbe a 215 mila euro se fosse confermato il sospetto che a finire abusivamente nel sito di Cison siano state oltre 53 mila tonnellate di materiale improprio. Sotto accusa, oltre ai gestori del sito da bonificare ed i titolari della filiera di discariche impiegate, risultano anche trasportatori di aziende locali i quali si sarebbero prestati a falsificare i documenti di viaggio nei circa 2 mila transiti di automezzi loro riferibili. I militari hanno proceduto ad una decina di perquisizioni, al sequestro della cava di Cison, un'area di 25 mila metri quadrati, e del parco automezzi delle aziende coinvolte nell'indagine.
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Il Gazzettino