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TORREGLIA - Non c'è pace per la famiglia Fesio, titolare del ristorante "La Cicogna" di Torreglia, rilevato nel 2011 dal nonno del 21enne accusato dell'omicidio di Giulia Cecchettin. Dopo la raffica di minacce e insulti arrivati sabato da parte di persone convinte che i Turetta siano ancora i proprietari dell'attività, lunedì un nuovo episodio decisamente inquietante, culminato con una denuncia. Ieri a dare sostegno ai Fesio anche i membri dell'Associazione provinciale pubblici esercizi (Appe) che il giorno del funerale di Giulia, quando sarà fissato, si sono impegnati a esporre nei locali dei loro associati fiocchi e nastri rossi in memoria della giovane vittima.
L'AGGRESSIONE
«Era l'ora di pranzo di lunedì quando ha fatto irruzione un uomo completamente alterato cercando quelli che ha definito "i genitori dell'assassino" racconta Federico Fesio, che ieri si è visto costretto a indire una conferenza stampa per rimarcare l'assenza di qualsiasi parentela con i Turetta .
LA VICINANZA
Quella di sabato per i Fesio è stata una giornata da incubo. «Abbiamo ricevuto più di un centinaio di chiamate, quasi sempre da numeri nascosti prosegue Federico . Ci dicevano di tutto: "assassini", "avete generato un mostro", "vi ammazziamo". Per fortuna abbiano avuto molte attestazioni di vicinanza da nostri affezionati clienti. Io e mio fratello Manuel siamo comunque davvero preoccupati, anche per i nostri genitori». Da qui l'innalzamento dei controlli da parte dei carabinieri che anche ieri hanno effettuato un'ispezione intorno al locale.
Presenti anche i vertici dell'Appe e l'assessore alle Attività produttive di Torreglia, Alberto Bettin. «Bisogna fare chiarezza su questo equivoco dichiara la presidente Federica Luni, affiancata dai vice Giuliano Lionello e Vincenzo Allegra, titolari del "Pirio" e de "Il Console" . Come Appe ci siamo subito attivati per avvisare tutti gli organi di informazione di questo fraintendimento che ha provocato seri danni e potrebbe causarne di più gravi». «Qualcuno comincia anche a dire che vogliamo farci pubblicità sfruttando la tragedia conclude Fesio . Noi siamo vicini a due famiglie uscite distrutte da questo dramma, con il quale però non abbiamo nulla a che fare».
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Il Gazzettino