«Per Tina Merlin il primo monumento a una giornalista donna»

Marco Paolini venerdì al teatro comunale di Belluno per il convegno sul giornalismo d'inchiesta
BELLUNO - Raccontare una storia vuol dire dare voce a eventi e persone. Immergersi nei fatti, ascoltare i pensieri di chi li ha vissuti e avere la forza e il coraggio di...

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BELLUNO - Raccontare una storia vuol dire dare voce a eventi e persone. Immergersi nei fatti, ascoltare i pensieri di chi li ha vissuti e avere la forza e il coraggio di raccontarli, inseguendo e diffondendo la verità. Sono necessari approfondimento, volontà, forza e senso di giustizia, tutti valori che Tina Merlin ancora rappresenta a 30 anni dalla sua morte. Una lotta costante per la ricerca di chiarezza e verità che unisce passato e presente, tutti temi trattati venerdì mattina al teatro comunale di Belluno, nel convegno “Tina Merlin. Giornalismo d’inchiesta oggi, presidio di verità, libertà e giustizia”, organizzato dal Sindacato giornalisti del Veneto, dalla Federazione nazionale della stampa italiana e dall’Assostampa bellunese, insieme a Provincia di Belluno, Comuni di Longarone, Belluno e Borgo Valbelluna, con Associazione culturale Tina Merlin, Articolo 21, Scuole in Rete e Fondazione Vajont.


I PROTAGONISTI
Insieme a Franco Chemello (presidente di Scuole in Rete), Adriana Lotto (Associazione culturale Tina Merlin), Giuseppe Giulietti (presidente della Federazione nazionale della stampa italiana) erano ospiti anche l’attore Marco Paolini e la giornalista d’inchiesta Floriana Bulfon. Il convegno si è aperto con una dichiarazione di solidarietà per gli oltre 800 dipendenti di Acc e Ideal Standard i cui posti di lavoro sono a rischio, lasciando poi la parola all’assessore alla cultura del Comune di Belluno Marco Perale e al presidente della Provincia Roberto Padrin. Entrambi hanno sottolineato la cicatrice indelebile lasciata dal disastro del Vajont nella coscienza collettiva, un orrore da raccontare e ricordare con chiarezza, proprio come ha fatto Tina Merlin. Lei, che per anni si è fatta voce di preoccupazioni e paure di chi quelle montagne le abitava.


LA DEFINIZIONE
«Un olocausto antropogenico – così lo definisce l’attore Marco Paolini, che dal libro della Merlin “Sulla pelle viva” ha tratto il famoso monologo in onda sulla Rai il 9 ottobre 1997 – di questo si è trattato. Per raccontare eventi di questo genere non bastano i nudi fatti, ma serve l’emozione: i freddi numeri dei dati hanno perso eloquenza, dall’emozione invece non ci si libera più». Davanti alle numerosi classi di scuola superiori presenti (400 studenti) l’attore dipinge una chiara descrizione di ciò che dovrebbe essere il giornalismo: «La stampa dovrebbe farci affrontare i problemi coniugando dati ed emozione – ha proseguito – un compito che spetta al giornalista, colui che dà voce a chi non ce l’ha. Oggi tutti sanno tutto, sono scettici e autosufficienti. La bravura del giornalista deve stare nella sua credibilità, e ciò deriva dal non arrendersi al tempo: serve piantare la tenda nella storia, andare a fondo fino a scoprire cosa si trova dietro il velo».


VECCHI ARTICOLI
La memoria di Tina Merlin è stata portata nuovamente in vita dall’emozionante lettura, perfettamente eseguita dall’attrice Anna Tringali, di stralci tratti da suoi vecchi articoli. La denuncia della difficile situazione delle famiglie bellunesi dell’epoca e l’allarme prima del disastro del Vajont, il giornalismo d’inchiesta dell’epoca e quello odierno, temi di cui ha parlato in seguito la giornalista Floriana Bulfon. Gli stessi ragazzi presenti lavoreranno su questi temi, per il concorso promosso da Scuole in Rete: a giugno le premiazioni.


LA PROPOSTA DEL MINISTRO


«Tina Merlin era una donna coraggiosa, impegnata in prima linea nelle battaglie sociali e nella ricerca della verità». Così l’ha ricordata il ministro ai rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Una figura centrale per il nostro territorio e il giornalismo d’inchiesta in generale, la faccia e la voce di un orrore che ha segnato per sempre la nostra provincia: «È stata la donna simbolo del Vajont, la prima a denunciare la fragilità di quel territorio, la portavoce dei cittadini che si battevano contro le speculazioni dettate dal potere economico – ha sottolineato D’Incà - Lo ha fatto con i suoi scritti, con fermezza, lanciando appelli che al tempo rimasero inascoltati. Una delle pochissime voci libere e consapevoli a non essere travolte dal fango di quei giorni». Una personalità unica, più che una semplice voce dal passato, ma un esempio da seguire e ricordare ancora oggi. Proprio da qui nasce la proposta del ministro: «Al momento in Italia non esistono monumenti che celebrano giornaliste donne. Ecco, io penso che sia arrivato il momento di costruirne uno in onore di Tina Merlin – ha affermato, estendendo l’appello ai presenti Marco Perale e Roberto Padrin – un monumento proprio qui nei territori in cui è nata e per cui ha sempre combattuto, perché il suo ruolo fondamentale non venga mai dimenticato». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino