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VENEZIA - Lo scudo francese l'ha protetto per 40 anni, negandolo alla giustizia italiana che, dall'altra parte delle Alpi, l'aveva condannato come uno dei vertici dei Proletari armati per il comunismo. È riuscito a scappare anche quando finalmente le autorità transalpine si sono decise ad abbassare la guardia e a collaborare per la cattura di chi seminò il terrore negli anni di piombo: Luigi Bergamin, 72 anni, ideologo dei Pac, è di nuovo latitante. Originario di Carmignano di Brenta (Padova), condannato a 16 anni e 11 mesi di reclusione per aver progettato l'omicidio del maresciallo Antonio Santoro, il capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti, accusato di aver disegnato l'agguato letale al macellaio di Santa Maria di Sala Lino Sabbadin, Bergamin è uno dei tre ex terroristi sfuggiti alla maxi retata di Parigi. In fuga oltre al padovano ci sono anche Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura.
VITA DA LATITANTE
Bergamin, laurea in Economia e commercio, aveva svolto il servizio di leva come ufficiale di complemento a Udine. A metà degli anni Settanta si era trasferito a Cinisello Balsamo dove aveva conosciuto Enrica Migliorati, vicina a Prima Linea, coinvolta poi anche lei nell'omicidio del maresciallo Santoro.
«LA FRANCIA SI SCUSI»
Adriano Sabbadin, figlio di Lino, ha il dente avvelenato. Impossibile dimenticare tutti gli anni in cui quegli uomini avevano continuato indisturbati a vivere le loro vite senza pagare le conseguenze del loro passato di violenza. «Si è sempre saputo che quel Paese stava nascondendoci Bergamin, dalla nostra fame di giustizia - commenta - adesso è venuto il momento che la Francia si assuma delle responsabilità. Ci devono delle scuse». Il solo parlare di prescrizione gli fa ribollire il sangue. «Ma come prescrizione? Loro ci hanno condannato a una pena che non finisce mai. Per i nostri morti non esiste prescrizione - continua -; gli arresti? Dovevano avvenire molto tempo fa, ma meglio tardi che mai. Credo che siano motivo di soddisfazione non solo per le famiglie delle vittima, ma per l'Italia intera». Lui, che da poco era riuscito a vedere la fine di quell'incubo beffardo chiamato Cesare Battisti, estradato dopo una vita di latitanza in Brasile, sperava di chiudere il cerchio con la cattura del leader dei Pac. «Dispiace che non siano riusciti a arrestare Bergamin neanche questa volta - conclude - ma spero che riescano a prenderlo il prima possibile. Abbiamo lottato per Battisti, continueremo a lottare per lui. Non facciamo l'errore di considerare questa gente ex terroristi».
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Il Gazzettino