Sotto la macerie dell'Hotel Sahra cercando sopravvissuti, da Pordenone in Turchia la missione del pompiere Borrello

"Una lotta contro il tempo per recuperare i dispersi"

Sotto la macerie dell'Hotel Sahra cercando sopravvissuti, da Pordenone in Turchia la missione del pompiere Borrello
PORDENONE - Per comprendere bene cos'abbia fatto nella Turchia terremotata Marco Borrello, più delle sue parole sono servite le precisazioni del vice dirigente dei...

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PORDENONE - Per comprendere bene cos'abbia fatto nella Turchia terremotata Marco Borrello, più delle sue parole sono servite le precisazioni del vice dirigente dei Vigili del fuoco Stefano Zanut. «Marco è materialmente entrato nelle macerie dell'hotel dov'era sceso l'imprenditore Angelo Zen, muovendosi sotto i resti dell'edificio, sulla base di una mappa creata studiando il crollo stesso dell'albergo Sahra». Un intervento da brividi, portato avanti metro dopo metro, nell'apnea delle macerie, cercando di creare uno spazio di sicurezza ad ogni avanzamento, puntellando e andando avanti. Immaginate questo 33enne originario di Orvieto mentre striscia alla ricerca di sopravvissuti e purtroppo anche di corpi senza vita, mentre la terra sotto i suoi piedi potrebbe scuotersi di nuovo in qualsiasi momento. Ieri Marco Borrello, nella conferenza stampa tenuta nel Comando provinciale di via Interna in occasione del suo rientro in Italia dalla Turchia terremotata, ha spiegato soprattutto gli aspetti tecnici del lavoro portato a termine, come se il coraggio suo e dei suoi colleghi in una situazione estrema come la tragedia turco-siriana fosse semplicemente una dotazione di routine.


SPECIALIZZATO
Borrello è uno dei soli due pompieri pordenonesi abilitati Usar medium, l'altro è Luca Polesel che guida un'unità cinofila. Marco presta servizio a Pordenone da poco più di tre anni e ha ottenuto l'alta specializzazione che lo ha portato in missione a Kahramanmaras circa un anno fa. A spiegare cosa sia l'Usar è stato il comandante provinciale di Pordenone, l'ingegner Matteo Carretto, insediatosi nel dicembre scorso. «In pratica, Usar è il sistema di soccorso mondiale e di cui l'Italia fa parte nel contesto della Protezione civile europea - ha precisato -. Opera sul fronte internazionale grazie ad un linguaggio codificato che permette il dialogo e la collaborazione tra squadre di soccorso che arrivano da ogni parte del mondo».


LA MISSIONE
Il 33enne in forze a Pordenone, ad esempio, fa parte dell'Usar Veneto - Friuli Venezia Giulia. Carretto e Borrello non hanno nascosto la complessità sia di portare sul posto le unità operative sia di coordinarle tra loro. «Parliamo di 83 squadre Usar affidate ai team di riconosciuta capacità operativa: Italia, Oman e Gran Bretagna», ricorda il comandante Carretto. Il teatro operativo turco era poi decisamente diverso da situazioni precedenti, come ricorda il vice dirigente Zanut: «Si pensi ad esempio ad Amatrice. A 48 ore di distanza dal devastante sisma non c'erano già più possibilità di trovare persone in vita. L'ultima la salvarono proprio i pompieri, una ragazza cieca, Eleonora». L'area dell'albergo turco da setacciare misurava «non meno di 500 metri quadrati», precisa Marco Borrello, che sottolinea poi le difficoltà di dare risposte ai famigliari delle vittime.


IL DOLORE


Cinque i corpi senza vita recuperati dalla sua squadra. «In un albergo non si trovano molti effetti personali che i famigliari possano riconoscere. Nel caso dell'hotel dove aveva alloggiato l'imprenditore vicentino è stato difficile anche ricostruire la collocazione degli otto piani che formavano l'edificio interamente crollato». In altri terremoti, ad esempio italiani, in un'area come quella i soccorritori si trovavano a cercare cinque, sei persone. «Lì, invece, il cantiere Italia lavorava per recuperare una sessantina di dispersi». Con turni massacranti. «Siamo sempre rimasti operativi 24 ore su 24. Due squadre: una al lavoro, l'altra in riposo e allerta. Purtroppo - ricorda a testa bassa il 33enne del Comando provinciale dei Vigili del fuoco - era difficile perfino scegliere, capire dove intervenire». Non lo dice, ma è chiaro il peso della consapevolezza di non riuscire a salvare tutti i salvabili. «A pensarci - osserva -, il compito delle squadre Usar che arrivano sul luogo subito dopo i possibili soccorritori che già si trovano ad operare, è sempre una lotta contro il tempo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino