PADOVA Ha visto la morte in faccia. Per la prima volta nella sua vita. E non ha esitazioni a confessare di avere avuto paura. Il terrore di non uscire vivo da quelle quattro mura...
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LA TESTIMONIANZA«Ero a letto - racconta Saia - e alle 2 mi sono svegliato, non so per quale motivo, ma poco dopo ho ripreso a dormire. Alle 4 è scoppiato l'inferno: ho sentito la stanza ballare e ho acceso la luce. La camera ondeggiava di mezzo metro e la sensazione è stata terribile. Io solitamente sono molto controllato, ma in quel momento ho pensato che l'edificio sarebbe crollato. La scossa non finiva mai e anche quando è terminata il palazzo continuava a dondolare. Essendo al settimo piano, sentivo il movimento della palazzina in maniera spaventosa. Ho cercato di alzarmi per vestirmi e scappare, ma non riuscivo a stare in piedi e continuavo a pensare che le pareti di lì a poco si sarebbero aperte. Non ho mai avuto così tanta paura: in quel mezzo minuto continuavo a pensare al peggio. Ho dovuto mettermi qualcosa addosso stando sdraiato perchè in piedi non riuscivo a stare e poi sono scappato, mentre l'albergo sembrava un fuscello in balia del vento». L'ex deputato, nonostante gli girasse la testa come se fosse in barca, è poi riuscito ad arrivare in strada, dove ha trovato una folla in pigiama che urlava per lo spavento e suonava i clacson. «Il sindaco di Tirana parla di 800 palazzi inagibili. In mattinata sono andato per lavoro in un edificio di 10 anni: crepe da paura, le porte non si chiudono e l'ascensore è inagibile. Oggi rientro a Padova, ma intanto qui mi sono fatto trasferire in una camera al primo piano.... E nel mio ufficio al tredicesimo piano non ci vado proprio»
L'AMBASCIATA«Per quanto riguarda gli aspetti positivi - ha aggiunto - c'è da dire che ho visto una grande solidarietà tra la gente. Ottimo anche il lavoro dell'ambasciata italiana che ha messo a disposizione, tramite un messaggino arrivato sul telefono, un numero a cui possono rivolgersi per essere assistititi gli italiani che si trovano in Albania per motivi di lavoro».
Ma quella di Saia non è l'unica testimonianza arrivata ieri in città sul drammatico sisma che ha colpito l'Albania. «A Durazzo ci sono tre famiglie sotto le macerie, 8 persone sotto una villetta: fino a poco tempo fa si sentiva la voce di un giovane che chiedeva aiuto, ha domandato dell'acqua, ma poi c'è stato un ultimo crollo e non si sente più nulla». A raccontarlo è stata Renata Uruci, fidanzata albanese del ricercatore Davide Rossi che vive e lavora nella nostra città. «A Kavaja vi sono stati crolli di palazzine. Gli abitanti delle zone colpite arrivano a scavare con le mani per soccorrere», ha aggiunto la donna.
Nicoletta Cozza Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino