Maurizio Saia nell'inferno del terremoto in Albania: «Mezzo minuto di paura folle»

Maurizio Saia nell'inferno del terremoto in Albania: «Mezzo minuto di paura folle»
PADOVA Ha visto la morte in faccia. Per la prima volta nella sua vita. E non ha esitazioni a confessare di avere avuto paura. Il terrore di non uscire vivo da quelle quattro mura...

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PADOVA Ha visto la morte in faccia. Per la prima volta nella sua vita. E non ha esitazioni a confessare di avere avuto paura. Il terrore di non uscire vivo da quelle quattro mura che hanno ondeggiato spaventosamente per una trentina di secondi. Lunghissimi, interminabili. Maurizio Saia ieri al momento del violento terremoto che ha sconquassato l'Albania, era a Tirana, in una camera al settimo piano dell'albergo dove aveva preso alloggio poche ore prima, appena arrivato da Padova. L'ex parlamentare di Alleanza Nazionale, nonché ex assessore della giunta-Bitonci (determinante era stata poi la sua firma dal notaio per far cadere l'allora sindaco leghista), infatti, ora lavora in terra albanese dove ha due società: una di consulenza e l'altra di informatica. Proprio per questo i suoi viaggi per quella destinazione sono frequenti. E appunto anche lunedì sera era in trasferta per motivi di lavoro.

 
LA TESTIMONIANZA«Ero a letto - racconta Saia - e alle 2 mi sono svegliato, non so per quale motivo, ma poco dopo ho ripreso a dormire. Alle 4 è scoppiato l'inferno: ho sentito la stanza ballare e ho acceso la luce. La camera ondeggiava di mezzo metro e la sensazione è stata terribile. Io solitamente sono molto controllato, ma in quel momento ho pensato che l'edificio sarebbe crollato. La scossa non finiva mai e anche quando è terminata il palazzo continuava a dondolare. Essendo al settimo piano, sentivo il movimento della palazzina in maniera spaventosa. Ho cercato di alzarmi per vestirmi e scappare, ma non riuscivo a stare in piedi e continuavo a pensare che le pareti di lì a poco si sarebbero aperte. Non ho mai avuto così tanta paura: in quel mezzo minuto continuavo a pensare al peggio. Ho dovuto mettermi qualcosa addosso stando sdraiato perchè in piedi non riuscivo a stare e poi sono scappato, mentre l'albergo sembrava un fuscello in balia del vento». L'ex deputato, nonostante gli girasse la testa come se fosse in barca, è poi riuscito ad arrivare in strada, dove ha trovato una folla in pigiama che urlava per lo spavento e suonava i clacson. «Il sindaco di Tirana parla di 800 palazzi inagibili. In mattinata sono andato per lavoro in un edificio di 10 anni: crepe da paura, le porte non si chiudono e l'ascensore è inagibile. Oggi rientro a Padova, ma intanto qui mi sono fatto trasferire in una camera al primo piano.... E nel mio ufficio al tredicesimo piano non ci vado proprio»
L'AMBASCIATA«Per quanto riguarda gli aspetti positivi - ha aggiunto - c'è da dire che ho visto una grande solidarietà tra la gente. Ottimo anche il lavoro dell'ambasciata italiana che ha messo a disposizione, tramite un messaggino arrivato sul telefono, un numero a cui possono rivolgersi per essere assistititi gli italiani che si trovano in Albania per motivi di lavoro». 

Ma quella di Saia non è l'unica testimonianza arrivata ieri in città sul drammatico sisma che ha colpito l'Albania. «A Durazzo ci sono tre famiglie sotto le macerie, 8 persone sotto una villetta: fino a poco tempo fa si sentiva la voce di un giovane che chiedeva aiuto, ha domandato dell'acqua, ma poi c'è stato un ultimo crollo e non si sente più nulla». A raccontarlo è stata Renata Uruci, fidanzata albanese del ricercatore Davide Rossi che vive e lavora nella nostra città. «A Kavaja vi sono stati crolli di palazzine. Gli abitanti delle zone colpite arrivano a scavare con le mani per soccorrere», ha aggiunto la donna.
Nicoletta Cozza Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino