Lavori ai terminal di Fusina, ma non c'è ancora il piano delle crociere

Venezia. Una delle ultime grandi navi in uscita in Canale della Giudecca
MESTRE - Con grosse difficoltà, perché quei terminal di Porto Marghera non sono certo nati per ospitare crocieristi in bermuda, ma si sta arrivando alla meta: per il...

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MESTRE - Con grosse difficoltà, perché quei terminal di Porto Marghera non sono certo nati per ospitare crocieristi in bermuda, ma si sta arrivando alla meta: per il primo di aprile il terminal container Vecon dovrebbe essere pronto per ospitare, durante i fine settimana, anche una nave da crociera; e per la fine di aprile dovrebbe essere attrezzato anche il terminal container Tiv. Se per il Vecon il lavoro di adeguamento è più semplice, per il Tiv è più complesso: sono stati trovati binari che non si pensava ci fossero, l’area dove montare la tensostruttura che ospiterà i turisti, vicino a uno dei capannoni industriali, si è presentata in una situazione igienica piuttosto precaria, ci sono problemi per le paratoie da installare. Ad ogni modo, nel corso di un incontro con gli operatori, alcuni giorni fa, Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale (Adspmas) nonché commissario alle crociere, ha assicurato che, a meno che non falliscano le imprese impegnate nei lavori (era solo una battuta scaramantica), i terminal saranno pronti, appunto, per metà e fine aprile. 

I TEMPI
E ieri lo stesso Di Blasio ha precisato che «qer quel che concerne la banchina Liguria (Vecon), i lavori hanno avuto inizio a fine dicembre 2021 e stanno proseguendo con l’adeguamento funzionale dell’ormeggio e del piazzale e con la predisposizione del basamento su cui sarà installata la nuova tensostruttura; mentre nella banchina Lombardia (Tiv), l’intervento ha preso avvio nella prima settimana di gennaio 2022: anche in questo caso i lavori proseguono, nel rispetto dei tempi previsti». Il Commissario sottolinea, inoltre, che sono in corso incontri tecnici con Vtp, il gestore del servizio passeggeri, e i terminalisti Tiv e Vecon al fine di definire i dettagli del modello operativo necessario per garantire il regolare avvio della stagione crocieristica.

MANCA IL PROGRAMMA
«Il problema grave, però, è proprio questo: siamo quasi a metà gennaio e il programma degli accosti non è ancora uscito - spiega Michele Gallo, presidente di Assoagenti Veneto -. Questo significa che non si sa quali navi potranno ormeggiare in laguna ed è già tardissimo, così le navi rischiano di andarsene a Trieste o a Ravenna».
Tecnicamente funziona così, anzi funzionava così fino al 2019: esattamente un anno prima rispetto a gennaio febbraio gli agenti portuali comunicano all’Autorità portuale e alla Vtp (la società mista tra Regione e privati che gestisce il terminal della Marittima), i nomi delle navi in arrivo e le date, e in cambio ricevono la risposta con l’assegnazione degli ormeggi. Questo accadeva quando c’era disponibilità di offerta di banchine che riusciva a coprire la domanda delle compagnie. Quest’anno accade che, riaperto il mercato delle crociere dopo la pandemia, l’offerta di accosti in laguna è assolutamente insufficiente rispetto alla domanda delle navi da crociera. «Se la domanda è per 9 navi ormeggiate contemporaneamente (questa era l’offerta, tra Marittima, Santa Marta e San Basilio, prima del decreto Draghi che ha chiuso al transito il bacino di San Marco) l’offerta di quest’anno e probabilmente anche del 2023, è con una certa approssimazione per 3 navi. - continua il presidente di Assoagenti - L’approssimazione è dovuta alle condizioni dell’altro terminal messo a disposizione, quello dei traghetti di Fusina dove c’è qualche nube legata ai lavori ancora da completare nel bacino Sud e alle autorizzazioni necessarie».
Ci sono, dunque, ormeggi disponibili per massimo tre navi contemporaneamente a fronte di una richiesta di nove unità. «Tutte le compagnie hanno già detto veniamo a Venezia - afferma ancora Gallo - Ma adesso cosa succede? Con quale priorità il Porto dirà entra la nave x piuttosto che la Y? La colpa non è dell’Autorità portuale o di Vtp ma del Governo e del decreto 125 con il quale il Governo ha fatto i conti senza l’oste».

GLI SPAZI


Con il decreto 125, il famoso decreto Draghi dello scorso settembre, il Governo ha stabilito che le grandi navi da crociera finiscano fuori dalla laguna in un nuovo porto da costruire in mare aperto. Quello scalo, però, se tutto va bene sarà pronto tra quindici anni, e intanto? Intanto, in base a quel decreto, il porto di Venezia rischia la morte. «E’ come se avessero detto vi chiudiamo un albergo da 100 camere e, intanto finché non sarà pronto il nuovo porto, vi diamo un altro hotel da 30 camere. E le altre 70 che danno lavoro a migliaia di persone?» Per gli operatori portuali la soluzione è una sola: far transitare le navi per il canale Vittorio Emanuele III, così potranno ormeggiare alla Marittima dove gli ormeggi ci sono. È l’unica alternativa possibile e attuabile già adesso per le navi di medie dimensioni che non hanno bisogno di fondali profondi. Questo almeno per il 2022 e il 2023, poi dovrebbero essere pronte le due nuove banchine temporanee sulla sponda nord del canale industriale Nord. «Prima del 2026 temiamo che quegli accosti non saranno pronti, ci sono troppi problemi, la fabbrica Pilkington ancora in attività, l’angolo con il canale Brentella dove c’era la Salmini che trattava carbone ed è tutto da bonificare, la lunghezza stessa del canale Nord che a fatica riuscirà ad ospitare contemporaneamente due navi da oltre 300 metri l’una. - afferma Michele Gallo - E comunque, anche se riusciranno a realizzare 2 accosti, ne mancheranno sempre altri 4 o 5 per soddisfare le richieste delle compagnie. Come la mettiamo?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino